Tremano le tue mani
Mentre tengono stretto questo cuore di vecchio
Che non fugga via l’ultimo battito
Trascinato dai venti silenziosi della morte.Lei si avvinghia nera
Sulle tue dita scarne di uomo.
Artigli petrosi che freddano respiri e affanni
Ultime grida di amore, gelose di attimi e silenzi.Guardo i tuoi occhi, vuoti e asciutti. Fissano il niente.
Paiono gocce di cielo, velato di bianco.
Sono i ricordi che vedi correre impauriti, cercando spazi sicuri?Tutto tace. Se la vita ci appartiene,
Perche’ mai questo strazio senza nome?
Nonno Dante stava morendo: in realtà l’uomo orgoglioso, onesto, forte che era, era stato spento da molto tempo dall’Alzheimer, ma restava attaccato alla vita in modo ferocemente tenace e Grazia ricorda quelle sue mani rattrappite e quegli occhi, ormai vuoti da tempo, dietro cui forse, chissà … balenavano ancora pensieri e sentimenti?
La domanda finale, non ha risposta, perché è sbagliata nella sua premessa: la vita non ci appartiene, ci è donata; possiamo disporne per un tempo determinato e cercare di renderla più piacevole o possiamo complicarcela in tanti modi, ma alla fine dobbiamo renderla: all’Unico Padrone della vita, se siamo credenti, o a madre Natura.
Le immagini che Grazia ha saputo creare sono particolarmente efficaci e sanno rendere bene il dramma della morte lenta e tragica di chi ha subito l’onta di morire prima di morire veramente.