Si sta avvicinando il momento dello spettacolo serale allestito dagli animatori del villaggio turistico. Lo spazio riservato agli spettatori è ancora semideserto, ma noi cerchiamo di accaparrarci i posti a sedere prima che sia troppo tardi. C’ è un bimbetto di 3-4 anni seduto su una poltroncina, capelli corti e biondicci, faccia paffutella, sguardo deciso. Accanto a lui ci sono quattro posti vuoti, proprio quelli che servono a noi (i nipotini ed io). Io mi avvicino e accenno ad occuparne uno, ma ecco che il piccolino si erge con aria decisa e sicuro di sè mi dice che quel posto e l’ altro accanto sono occupati già dal suo papà e dalla sua mamma , che stanno per arrivare. Il tono della voce e tutto l’ atteggiamento di quel bimbo mi divertono e subito gli dico che mi andranno benissimo i posti della fila dietro la sua. Ci sediamo e poco dopo si avvicina una coppia che, vedendo i posti vuoti, accenna a sedersi, ma il bimbetto , che si sente investito di una importante responsabilità, ripete quanto aveva detto a noi con fare autorevole. Anche la coppia sorride divertita e cerca un’ altra sistemazione. Passa appena qualche minuto e la scena si ripete all’ arrivo di altri villeggianti e ancora una volta il piccolo porta a termine con successo quella che ormai ritiene una sua precisa missione.
Arriva però un richiamo: il papà gli dice che c’ è un cambio di programma …..forse i genitori del piccolo hanno deciso di andare in città……. Il bimbo abbandona la postazione che ha inutilmente difeso con valore e con coraggio dagli attacchi di contendenti tanto più grandi e grossi di lui.
– Ha la stoffa del combattente- penso tra me , mentre lui si allontana .