Ci sono certamente pochi posti nel mondo in cui, chi ha fede in una vita che non si esaurisce con la morte del corpo , sente possibile l’ incontro col “DIVINO”, come se lì il cielo si fosse lasciato squarciare per lasciare intravedere la beatitudine promessa ai credenti.
Tra questi luoghi (e non credo che siano solo cristiani), c’ è Lourdes , un piccolo borgo ai piedi dei Pirenei, che da oltre 150 anni è meta di continui, incessanti pellegrinaggi. Sono noti a tutti , credo, i fatti per cui Lourdes è diventata famosa nel mondo, ma è nota solo a coloro che vi si sono recati la commozione provata nella cittadella-santuario.
E’ la commozione da cui ci si sente prendere assistendo o partecipando alla fiaccolata serale con migliaia e migliaia di persone che riempiono a poco a poco la grande spianata antistante il santuario.
E’ la commozione che mi ha pervasa durante la messa internazionale celebrata dal cardinale di Utrecht. La grande cappella S. Pio X (può contenere fino a 30.000 persone) era gremita in ogni ordine di posti , ogni parte della celebrazione era letta, pronunciata o cantata in lingue diverse, ma anche se non le capivi , si sentiva che esprimevano tutte gli stessi sentimenti, le stesse invocazioni, le stesse speranze…….
E’ la commozione di vedere tanti malati sulle carrozzine sfidare il vento freddo o il sole cocente per sostare davanti alla Grotta, forse per chiedere la guarigione, ma più probabilmente per chiedere la forza di continuare a vivere con serenità la loro difficile condizione.
E’ una commozione che difficilmente potrò dimenticare.