C’ è un cedro coi rami penduli nel mio giardino. Dopo oltre trent’anni era diventato enorme e sotto i rami nuovi si nascondevano molti vecchi rami secchi, così ho deciso di chiamare il giardiniere perchè si occupasse un po’ della sua “toeletta”. Dopo qualche ora di lavoro, l’ albero è irriconoscibile ed è scomparso anche il tappeto di aghi secchi che si era formato alla sua base e che dava ospitalità a molte erbacce ora estirpate. Il risultato è piacevole, ma come riempire il vuoto rimasto ai piedi dell’ albero? Idea!!! Sono spuntate tante belle di notte in un angolo dell’ orto , perchè non trapiantarle sotto il cedro?
Detto ( o meglio, pensato) e fatto! Ora non resta che aspettare…..nel frattempo però ho appreso che le belle di notte sono anche chiamate gelsomini notturni….ed ecco allora una reminiscenza scolastica “Il gelsomino notturno” di G. Pascoli.
E s’aprono i fiori notturni,
nell’ora che penso a’ miei cari.
Sono apparse in mezzo ai viburni
le farfalle crepuscolari.
Da un pezzo si tacquero i gridi:
là sola una casa bisbiglia.
Sotto l’ali dormono i nidi,
come gli occhi sotto le ciglia.
Dai calici aperti si esala
l’odore di fragole rosse.
Splende un lume là nella sala.
Nasce l’erba sopra le fosse.
Un’ape tardiva sussurra
trovando già prese le celle.
La Chioccetta per l’aia azzurra
va col suo pigolio di stelle.
Per tutta la notte s’esala
l’odore che passa col vento.
Passa il lume su per la scala;
brilla al primo piano: s’è spento . . .
È l’alba: si chiudono i petali
un poco gualciti; si cova,
dentro l’urna molle e segreta,
non so che felicità nuova.