C’era un tempo in cui per indicare le suore di clausura si usava il termine sepolte vive e forse a ragione, vista l’ austerità delle regole e l’alone di mistero di cui i conventi si circondavano.
Qui in Tailandia non è così: nei monasteri fondati da mia sorella, clarissa cappuccina, si respira aria di gioiosa serenità, che traspare dai visi sorridenti delle suore, dai loro modi estremamente amichevoli tra di loro e con gli ospiti esterni, dall’accoglienza calorosa e generosa che riservano a chi si reca in visita nel convento.
Ho potuto constatarlo di persona in questi giorni a Sam Pran, a Phanom e soprattutto a Baan SaengArun, dove ci siamo soffermate più a lungo. Le suore ci hanno inondato di attenzioni, preparando per noi ghirlande di fiori, cibi squisiti e prevenendo ogni nostra minima necessità. Hanno poi a più riprese festeggiato l’81° compleanno di mia sorella Ilva, che non si aspettava certo tanta attenzione.
Dopo cena venivano a tenerci compagnia e si interessavano delle nostre famiglie e della nostra vita, amavano guardare le foto sui nostri telefonini e si sono inventate anche uno spettacolino: hanno fatto indossare dei costumi tailandesi alle due “Moniche”, che poi hanno eseguito una danza folcloristica imitando le due suorine più giovani che facevano da “specchio”.
Inutile dire che però ciò che più mi ha toccato il cuore è stato poter parlare a lungo con Madre Giovanna, mia sorella, vederla serena nonostante gli acciacchi, vederla amata, riverita e coccolata dalle sue consorelle e constatare di quanto rispetto e direi venerazione è fatta segno dai parrocchiani , dai sacerdoti e anche dal suo Vescovo. Ha speso tutta la sua vita e tutte le sue migliori energie per le sue consorelle e ora continua ad essere per loro una forte guida spirituale e una madre premurosa.