Ieri sera nella biblioteca cittadina si è tenuta una conferenza su “La pelle agra”.
Come si può capire si trattava di pellagra, la malattia che per 150 anni ha flagellato le popolazioni rurali di Lombardia , Veneto ed Emilia. La prima fase della malattia si manifestava con desquamazione della pelle in varie parti del corpo e diarrea, poi degenerava in demenza.
Molti medici tentarono di scoprire le cause della pellagra e molti , osservando come la malattia colpisse solo le popolazioni delle campagne della pianura che si nutrivano esclusivamente di polenta, individuarono nel mais il colpevole . Ciò però era solo parzialmente vero: non era il mais o il mais guasto ( come ipocritamente si diceva) , ma la cattiva alimentazione cui erano costretti i contadini, schiavizzati dai proprietari delle terre con contratti. capestro.
Le popolazioni della fascia collinare e delle montagne furono meno soggette alla pellagra, perchè potevano arricchire la propria alimentazione con burro e formaggio; anche i poveri di città potevano contare aull’ assistenza di varie iniziative filantropiche , mentre dei poveri delle campagne nessuno si dava pensiero.
Quando, dopo l’ unità d’ Italia, i governi dovettero affrontare il problema, non seppero fare altro che imporre essiccatoi per il mais e istituire manicomi per chi non poteva più restare in famiglia, mentre sarebbe stato necessario imporre leggi che proteggessero i contadini dall’ avidità criminale dei padroni delle terre.
Quando l’ emigrazione di massa dei primi del novecento fece diminuire la mano d’ opera agricola i proprietari terrieri furono costretti a creare migliori condizioni di vita ai propri contadini e la pellagra scomparve.
Molto più tardi si comprese che la pellagra era provocata dall’ impossibilità per l’ uomo di assimilare l’ acido nicotinico o niacina ( o vitamina PP) pur presente nel mais; le popolazioni dell’ america Centrale ( zona da cui era stato importato il mais, dopo la scoperta di Colombo) riuscivano a rendere assimilabile questo acido immergendo il mais in acqua di calce.
La relazione del dr. Tiziano Corti, medico canzese, è stata molto ben preparata e ancor meglio esposta e avrebbe meritato un pubblico più numeroso, ma si sa nelle sere d’ estate è più allettante una passeggiata verso la gelateria che una sosta in biblioteca.