Stamattina alla radio si parlava di eutanasia, prendendo spunto da un caso che deve aver fatto un po’ di clamore: un magistrato italiano si è recato in Svizzera, all’ insaputa della famiglia, e ha chiesto e ottenuto il suicidio assistito.
Non voglio soffermarmi sul problema dell’ eutanasia intesa come libertà di decidere di come morire, perchè a questo proposito personalmente ritengo che siano da evitare sia l’ accanimento terapeutico, sia ogni intervento dettato più da convenienze economiche che da rispetto per la vita e per la dignità dell’ uomo. Forse un uso sapiente di antidolorifici e la vicinanza delle persone amate potrebbero risolvere molte situazioni.
Quello invece su cui voglio soffermarmi è il fatto che in Svizzera, ad occuparsi di questo problema, sono delle associazioni private che come è logico, hanno come proprio fine il profitto e potrebbero essere indotte a tenere presenti più le proprie esigenze di bilancio che l’ opportunità oggettiva delle proprie prestazioni. Questo parrebbe il caso di cui si discuteva questa mattina e francamente mi fa orrore il pensiero che dei medici possano lucrare sulla paura della sofferenza e della morte che è insito in ognuno di noi.