Che senso ha eseguire interventi chirurgici altamente invasivi in malati in condizioni già molto precarie?
Per il chirurgo è forse un’ occasione per studiare le possibili reazioni positive o negative del paziente , per la struttura ospedaliera è senz’ altro una fonte di guadagno perchè il SSN pagherà questo intervento chirurgico, ma per l’ ammalato è spesso solo un’ ulteriore sofferenza spesso inutile.
Parlo di un caso di mia conoscenza diretta: era una persona anziana, reduce da trent’ anni di sofferenze per un cuore danneggiato da un infarto e che da 15 anni combatteva anche contro il cancro . Nel frattempo si era anemizzato e i reni davano segni di sofferenza. Nel corso di una indagine cardiologica gli viene riscontrato un tumore al polmone.
Subito viene consultato il chirurgo, che senza esitazioni propone l’ intervento : io timidamente chiedo se ne sia veramente il caso e faccio presente la situazione generale; il medico però mi risponde che tutto sommato il paziente è perfettamente in grado di sopportare l’ operazione e il malato , d’ altra parte, pensa: se mi operano vuol dire che c’ è una speranza di contrastare il male.
L’ intervento infatti viene superato brillantemente, ma ,subito dopo la dimissione dall’ ospedale, comincia un progressivo peggioramento e il malato muore dopo pochi mesi. Senza intervento forse sarebbe vissuto più a lungo , io ne sono convinta….
Del mio stesso parere pare essere anche la magistratura , anche se il caso è un po’ diverso… http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2011-04-08/omicidio-colposo-medico-opera-171612.shtml?uuid=Aa6lHJND