Ieri sera si è tenuta la riunione dei volontari che si dedicheranno all’ insegnamento della lingua italiana agli stranieri. I presenti erano più di 30, ma la squadra conta un numero superiore di aderenti.
Ognuno dei presenti ha manifestato la propria disponibilità secondo le proprie possibilità, tenendo conto di impegni di lavoro o di famiglia.
Si è sottolineata la necessità di un coordinamento e di una linea di programma concordata per rendere più efficace, e quindi meno dispersivo, l’ insegnamento.
Mi piace qui sottolineare la preponderante presenza delle donne; ci sono anche alcuni uomini, ma sono una risicatissima minoranza. Ci sono molti insegnanti , alcuni ancora in servizio e altri invece già in pensione, ci sono studentesse universitarie e anche persone senza titoli specifici per l’ insegnamento.
Le cose da fare sono tante: oltre all’ insegnamento nelle classi, bisogna curare la parte amministrativa (compilazione dei registri, formazione dei gruppi , cura dei materiali didattici, ecc.) , ci si deve occupare dei bambini che le mamme portano con sè e ci sono anche coloro che si dedicano all’ assistenza nei compiti per i ragazzi stranieri inseriti nelle scuole dell’ obbligo o nelle scuole superiori.
Chiunque abbia provato ad andare in un paese di cui non conosceva la lingua, può ben immaginare le difficoltà di questi nostri compagni di viaggio che questi tempi inquieti hanno catapultato così lontano dalle proprie abitudini e dalle proprie radici: porgere loro una mano vuol dire “costruire ponti tra le culture” , come diceva tempo fa la nostra coordinatrice, vuol dire costruire le premesse per una convivenza pacifica, per oggi e per il futuro, e porre le basi per un arricchimento reciproco.
Anche qui è il caso di dire che “la messe è molta, ma gli operai sono pochi”, pertanto invito chiunque senta l’ importanza di questa attività a farsi avanti , presentandosi alla Casa della Gioventù.