Giovanni è in prima elementare e per seguire le lezioni a distanza necessita di un aiuto.
Mamma e papà sono in smart-working: papà, in salotto, cura con un occhio il computer e con l’altro Gioele (4 anni), che è a casa perchè anche la scuola materna è chiusa; la mamma è nella cameretta dei bambini, al primo piano, e accanto a lei c’è Giovanni: ognuno ha il suo computer.
La mamma è in collegamento con il proprio manager a Parma e con altri due funzionari in India. Il colloquio, necessariamente in lingua inglese, non è dei più semplici e richiede impegno e concentrazione. L’incontro inizia coi primi convenevoli di rito.
Giovanni, lì accanto, ascolta l’insegnante che, forse in una notte insonne, ha partorito l’idea di proporre ai suoi alunni di eseguire un lavoretto per la Pasqua!!!!
Giovanni però non ha capito bene le prime istruzioni, quindi non ha potuto eseguire nei tempi previsti i primi passaggi e si trova in difficoltà: tira la manica del maglione della mamma per attirare la sua attenzione senza farsi sentire dai suoi colleghi e ottiene come risposta solo un “SSSt, aspetta!- mormorato a denti stretti.
Intanto, però, la maestra procede con le sue istruzioni e Giovanni è sempre più in confusione: non sta capendo nulla e non potrà eseguire quanto gli viene richiesto…. cerca, di nuovo inutilmente, di ottenere attenzione dalla mamma che, nel frattempo, è impegnata a mantenere un sorriso di circostanza e un atteggiamento impeccabile, ma con una mano, cerca disperatamente di zittire Giovanni: il colloquio è entrato in una fase delicata….. Giovanni scoppia a piangere e il suo pianto corre per l’etere.
La mamma allora, con mossa fulminea, si disconnette per il tempo necessario per sibilare a Giovanni:- Va’ da tuo padre!- Poi ripristina il collegamento e, con un sorriso angelico, dice:- Sorry, the line went down…!
Intanto, al piano di sotto, è il papà ora a mettersi le mani nei capelli: – No, il lavoretto no!!!!