E’ ispirato alla vita di Camus, il film Di Gianni Amelio “Il primo uomo”, tratto dall’omonimo libro del grande scrittore algerino.
Raggiunta la notorietà come scrittore in Francia, Jean Cormery torna in patria a ricercare le sue radici: il padre morto giovanissimo nella Grande Guerra, la madre analfabeta , l’ antico maestro , il compagno di scuola arabo. E’ il 1957 e in Algeria divampa la guerra contro gli occupanti francesi, per questo Cormery viene contestato: i suoi compatrioti lo ritengono un rinnegato….lui non odia i Francesi, si è integrato nella loro società.
Questo ritorno porta lo scrittore a ricordare la sua infanzia , nella quale un ruolo importante ha avuto la nonna autoritaria , severissima, inflessibile, che forse ha assunto il ruolo del padre che il bimbo non ha mai conosciuto.
Intanto l’ odio divampa, ma Jean non crede nella contrapposizione tra Algerini e Francesi, crede di più nella reciproca collaborazione, nella reciproca comprensione pur nelle irrinunciabili diversità.
A me piace credere che il primo uomo cui allude il titolo, si riferisca al protagonista, proprio come il primo uomo che crede nel prossimo al di là delle barriere politiche, religiose e culturali.
E’ evidente l’ evoluzione del pensiero di Camus : dall’ indifferenza De “Lo Straniero”, alla solidarietà di “La Peste” , Camus approda nel suo ultimo libro, mai terminato, alla fede nella convivenza e nella collaborazione per la pace .
E’ davvero un bellissimo film, in cui il regista Amelio ha raggiunto altissimi livelli espressivi ed artistici.