Avete in mente James Bond? Pensate che tutte le spie lavorino con armi fantasmagoriche e abbiano sempre successo nelle loro missioni e che gli agenti segreti siano sempre belli , aitanti e spregiudicati? Scordatevelo.
In questo film la spia è un agente un po’ depresso, che si aiuta fumando in continuazione e bevendo un po’ troppo. Non porta pistole e cerca di capire se davvero quel ragazzo arrivato ad Amburgo da clandestino sia un terrorista o un povero ceceno perseguitato ingiustamente. C’ è però chi non ha tempo di aspettare : sono gli americani che vogliono chiudere in fretta l’ operazione antiterroristica in terra di Germania. Il protagonista, interpretato da Philip Seymour (sua ultima interpretazione), aiutato da alcuni collaboratori , intende arrivare a scoprire una rete di finanziamento del terrorismo, che si nasconde dietro la facciata nobile della beneficenza e l’ esca potrebbe proprio essere quel ragazzo ceceno, che rifiuta di entrare in possesso del notevole patrimonio frutto delle azioni criminali del padre.
Il film termina con un grido disperato della spia che vede vanificato il suo lavoro ancora una volta.
In questa storia tutto non è come appare: il presunto terrorista in realtà è un ragazzo in fuga da un mondo di violenza; il filantropo finanzia i terroristi; le spie sono meno violente e meno ciniche della polizia…… C’è ben descritta la tensione che si respira oggi nelle grandi città del mondo dopo l’ 11 settembre e dopo i vari attacchi terroristici: il nemico può essere ovunque, può sederti accanto e colpirti quando meno te lo aspetti e tu non sai riconoscerlo…
Ma il regista offre un’ ancora di salvezza: i giovani; è infatti una giovane avvocatessa che si adopera per aiutare il clandestino a procurarsi un permesso di soggiorno, è il figlio del filantropo che aiuta la spia a smascherare il padre e il clandestino vuole solo rifarsi una vita.
Un bel film, ottimamente interpretato è stato un bel modo di passare la prima serata del mese di marzo….