E’ un film piuttosto recente (del 2011) , nonostante questo l’ ho già visto passare in TV più di una volta.
E’ ambientato nel Ladakh, nel Tibet indiano , in un villaggio di contadini in cui un giovane monaco , che ha lasciato il monastero in cui è vissuto fin da piccolo (perchè non si può rinunciare a ciò che non si conosce e non si ha), si stabilisce dopo aver sposato una bellissima giovane del posto. Il giovane si inserisce nelle attività del villaggio, ma vuole tentare di rompere certe consuetudini, come quella di lasciarsi sfruttare da chi acquista i prodotti del villaggio o di non lasciar giocare i bambini con giocattoli che non siano stati costruiti da loro stessi. Purtroppo va incontro al fallimento, perchè per ritorsione il raccolto viene incendiato e inoltre si ritrova in balia dei propri sensi che lo portano all’ adulterio….. Questo lo induce a pensare che forse la via che i monaci gli avevano indicato , la via che porta al dominio delle passioni umane, è proprio la sua via e, pur soffrendo, lascia la moglie e il figlio per tornare al suo monastero: ora può rinunciare alla vita che ha potuto sperimentare.
Le immagini di una bellezza incredibile ci mostrano una natura splendida per le sue luci, i suoi colori, la sua vastità e i suoi silenzi , sottolineati dal soffio del vento che percorre quelle valli .
Se vi capita , guardatelo, ne vale la pena. Dimenticavo: SAMSARA sta ad indicare l’ infinito scorrere della vita.