Il mio 11 settembre.

Si avvicina il decimo anniversario dell’ attacco alle torri gemelle e su molti giornali compare l’ invito ai propri lettori a raccontare il ricordo di quel giorno, perciò eccomi qui a rispondere a questo invito ( che copierò sulle pagine predisposte dai giornali).

Quella mattina avevo accompagnato mia figlia alla stazione: stava tornando in Inghilterra . Era partita per un master quattro anni prima, ma dopo il master era venuto il dottorato poi, poi…  e la sua lontananza da casa diventava sempre più definitiva. Ero piuttosto triste.

Nel primo pomeriggio, dopo aver sistemato la cucina mi sono seduta sul divano per distrarmi un po’  con un qualunque film alla TV.

Appena sintonizzato il televisore, compare l’ immagine di un grattacielo in fiamme e mi son detta :” Non sono proprio in vena di sorbirmi l’ ennesimo film catastrofico: non è proprio la giornata adatta” e ho cambiato canale…. ma anche lì compariva la stessa immagine e non riuscivo a capire il perchè… Poi le parole del cronista mi fecero capire che era tutto assurdamente vero e che quell’ immagine stava documentando un terribile disastro e la tragedia di migliaia di uomini e donne che in quel momento si trovavano imprigionati in quell’ inferno.

Man mano che realizzavo la portata mostruosa di quell’ avvenimento, arrivavano anche le notizie di altri attacchi aerei e della chiusura di molti areoporti anche in Europa.  Pensai che fosse l’ inizio di una guerra, che si trattasse di un attacco assimilabile a quello di Pearl Harbour e il mio pensiero  volò a mia figlia in quel momento in volo verso Londra : anche là stavano chiudendo gli aeroporti .  C’ era mio figlio in casa in quel momento e stava dormendo.  Indossava la divisa militare perchè in quel periodo era sotto le armi, anche se era stato assegnato a dei servizi di tutela del territorio nel nostro Comune. Lo svegliai e gli dissi ciò che stava accadendo e subito dopo mi venne da pensare che se fosse veramente scoppiata una guerra, lui sarebbe stato il primo a esserne coinvolto e questo accrebbe ancor di più la mia angoscia.

A mano a mano che si chiarivano le cause del disastro, si potè capire che l’ attacco era frutto di un atto terroristico e quindi circoscritto a un’ area di fanatismo politico-religioso, così almeno veniva definito.

Verso sera potei finalmente contattare mia figlia, che era appena scesa dall’ aereo e non sapeva nulla e mi disse che questa notizia spiegava il ritardo con cui era avvenuta la partenza del volo e il gran nervosismo del personale di bordo.  Averla sentita, mi rasserenò un poco, ma la vista dei palazzi che crollavano come castelli di carta, della gente terrorizzata che fuggiva e di altri che si gettavano nel vuoto per sfuggire alle fiamme, mentre chissà quanti stavano morendo in quell’ inferno, continuò a chiudermi la gola.

Ricordo che intervistarono l’ allora ministro degli Esteri (o solo ambasciatore?) Ruggiero che disse: “Da oggi il mondo non sarà più lo stesso… ” ed aveva ragione.