In questi giorni si parla molto di insegnanti e del problema delle nomine che comportano spesso notevoli disagi per chi si vede costretto a spostarsi o a rinunciare al posto tanto a lungo atteso.
Bisogna dire che gl’ insegnanti sono sempre stata una categoria con la valigia in mano per buona parte della loro carriera (??!!?) scolastica.
Io ricordo che a 23 anni , dopo aver svolto vari lavori non sempre pagati e naturalmente in nero, in seguito alla vincita di un concorso, mi sono vista offrire il posto da insegnante in uno sperduto borgo sull’ Appennino Emiliano.
Eravamo nel 1969 e le strade per raggiungere Cavola di Toano, per un buon tratto ricordavano le strade del vecchio Far West: polverose e piene di buche. In una sera di nebbia mi sono vista spuntare davanti al fanale di sinistra l’ erba che cresceva sul ciglio del burrone sottostante: naturalmente non c’ era guard rail nè tanto meno nessuna segnalazione del pericolo.
Insieme a me c’erano due non più giovanissimi vincitori di concorso che venivano dalla bassa come me e come me avevano trovato sistemazioni provvisorie nelle case della frazioncina; l’ unica insegnante di vecchia nomina era una carissima collega profuga giuliana, che aveva trovato ospitalità nella zona dopo la sua fuga dall’ Istria e lì aveva sposato un giovane della zona. Ricordo con particolare “affetto” quei giorni pieni di paura di sbagliare e di entusiasmo, condiviso coi colleghi. Con essi facemmo una sperimentazione di classi aperte ante-litteram, molti anni prima che se ne parlasse nelle riviste o nei convegni.
Per ragioni di famiglia, mi sono poi spostata al nord in sedi di volta in volta diverse e sempre ho avuto colleghi che venivano da lontano , che accettavano sistemazioni provvisorie e precarie e non erano tutti senza famiglia.
L’ anomalia delle nomine di questi giorni è che chi viene inviato lontano da casa molto spesso non ha mai sperimentato il “nomadismo” nei primi anni di insegnamento, ma lo deve affrontare in età matura.
Del resto se lo Stato deve assicurare a tutti i bambini il diritto allo studio, deve mantenere aperte anche sedi disagiate e a coprirle , si sa, sono sempre gli ultimi arrivati. E’ anche risaputo che da sempre i posti vacanti sono più al nord che non al sud ….forse si poteva ricorrere a graduatorie regionali, ma al nord sarebbero comunque rimasti posti vacanti e molti insegnanti del sud non avrebbero ottenuto una sede….il problema non è certo di facile soluzione….