– Il mio nome è S. e vengo dalla Siria, sono in Italia da vent’ anni.-
Così si è presentata questa mattina una signora di mezza età per la prima volta alla scuola di italiano per stranieri. Ha difficoltà nel leggere e nello scrivere in italiano, ma parla molto bene la nostra lingua.
Quando, terminato il test mirante a individuare il suo livello di preparazione, sta per andarsene, lei tiene a precisare che è andata a scuola, dietro le insistenze della madre, solo fino a 7 anni, mentre nella sua famiglia i maschi sono arrivati anche all’ università.
– In Siria è così – continua – se sei femmina non hai diritto di andare a scuola, subito devi lavorare.-
-E’ difficile la vita delle donne in Siria – osservo io – ma speriamo che le cose possano cambiare.-
– Là non cambierà mai nulla – dice S. – Qui io ho fatto studiare i miei figli : sono stati loro a spingermi a venire a questa scuola e io verrò ogni volta che potrò-
S. per far studiare i suoi figli ha lavorato molto e non ha finora potuto imparare a leggere l’ italiano; ora che ha perso il lavoro e i figli son cresciuti, può pensare un po’ a sè. Mentre se ne va, mi chiedo se il suo risentimento per i suoi diritti negati sia comune a molte altre donne nel suo paese o se sia frutto dell’ aver sperimentato il nostro modo di vivere.
L’ istruzione delle donne , meglio delle bambine, è il primo passo verso l’ affermazione del diritto all’ uguaglianza e io , contrariamente a S. , spero che qualcosa cambi e cambi in fretta; per questo auspico che a livello mondiale si applichino delle sanzioni a quei paesi che continuano a negare i diritti fondamentali alla popolazione femminile.
Chissà se un giorno anche S. potrà dire come me : DONNA E’ BELLO!