Sto leggendo “Il primo uomo” l’ultimo romanzo, pubblicato postumo di Camus e, per invogliare qualcuno a leggerlo, riporto questo brano uno dei tanti veramente indimenticabili di questo straordinario scrittore.
Il libro è ambientato ad Algeri, dove l’estate opprime la città per lunghi mesi in cui la vita della gente è pesantemente condizionata dal tentativo di difendersi dal caldo soffocante , fino a che….
…..”Poi all’improvviso il cielo contratto su se stesso sino alla tensione estrema si apriva. La prima pioggia di settembre, violenta, copiosa, inondava la città. Tutte le strade del quartiere cominciavano a brillare, insieme con le foglie lucenti dei ficus, i fili elettrici e i binari del tram. Sulle colline che dominavano la città un odore di terra bagnata proveniente dai campi lontani portava ai prigionieri dell’estate* un messaggio di spazio e di libertà.
Allora i ragazzi si precipitavano in strada, correvano sotto la pioggia nei loro vestiti leggeri, sguazzavano felici nei gonfi rigagnoli schiumanti, e si mettevano in cerchio nelle larghe pozzanghere, si tenevano per le spalle, con volti pieni di grida e di risate, rovesciando indietro il capo per accogliere la pioggia incessante…..”
*prigionieri dell’estate sono i cittadini di Algeri oppressi da una lunga , torrida, estenuante estate.