La guerra civile dilaniava il nostro paese e nella zona da cui provengo la contrapposizione tra i diversi gruppi belligeranti era feroce.
Mio padre, per non aver voluto iscriversi al partito al potere, aveva dovuto inventarsi il mestiere di pollivendolo ambulante: doveva cavarsela abbastanza bene, se riusciva a mantenere una moglie e quattro figli (io non ero ancora nata). Non era stato chiamato sotto le armi e aveva potuto continuare a lavorare. Girava per le cascine comprando polli, conigli, uova , che poi rivendeva nei mercati dei paesi vicini o alle famiglie dei dintorni.
Una mattina, doveva essere una mattina nebbiosa e buia (almeno così me la immaginavo io ascoltando questo racconto), arrivò sull’ aia di una cascina e chiamò a gran voce, come era solito fare, la “rasdora” (la donna più anziana del clan familiare). Nessuno però rispose al suo richiamo e la cosa gli parve strana; girò allora attorno alla casa per vedere se ci fosse qualcuno nell’ orto o nella stalla, ma non vide nessuno degli abitanti che ben conosceva….. Ad un tratto però intravide dietro i vetri di una finestra la sagoma di un uomo armato e capì che si doveva trattare di un partigiano che, probabilmente insieme ad altri compagni, aveva trovato rifugio in quella cascina isolata .
Capì di aver visto ciò che non avrebbe dovuto vedere e si allontanò cercando di mantenere la calma…. ma un pensiero lo terrorizzava: e se lo avessero preso per una spia? E se per difendere se stessi avessero deciso di eliminare un possibile pericolo?
Mentre si allontanava con la sua bicicletta sulla strada di campagna , temeva che da un momento all’ altro il silenzio sarebbe stato interrotto da uno sparo diretto proprio a lui….. ma non successe nulla e potè tornare a casa.
Dopo molti mesi, a guerra finita, incontrò un suo conoscente di un paese vicino che gli disse:
– Ricordi quella mattina , nella cascina tal dei tali? Avevano già deciso di spararti, ma io sapevo che tu non avresti tradito e ho garantito per te…la posta in gioco era la mia vita per la tua…!-
Mio padre mi raccontava spesso questo episodio, quando ero piccola, e ogni volta si sentiva nella sua voce e si leggeva sul suo viso prima la tensione, poi la paura e infine la commossa gratitudine per chi gli aveva salvato la vita.