E’ un’epidemia parallela a quella del COVID-19 quella di cui si parla in questo articolo, un’epidemia che ruba tante vite, spesso giovani, nel silenzio e nell’indifferenza.
L’articolista la definisce “epidemia per mancanza di senso”, intendendo senso della vita. Colpisce quelli che non riescono a trovare un motivo per cui valga la pena impegnarsi, soffrire, lottare e non sanno rispondere alla domanda che l’uomo si pone da quando ha preso coscienza di sé: perché vivo? E non riuscendo a darsi una risposta e non sopportando l’assurdità di vivere senza scopo si uccidono lentamente con droga o alcol, o decidono di farla finita in modo più rapido.
Se si è tra i fortunati che hanno avuto il dono della fede si sa sempre trovare risposte alle proprie angosce o almeno si può sempre trovare motivi di speranza, ma tanti, che non sono tra questi, trovano il senso della vita ponendosi come scopo quello di contribuire al bene comune e ci sono molti modi per farlo: dedicandosi all’aiuto di chi è in difficoltà, dedicandosi allo studio, all’arte, al lavoro, alla cura dell’ambiente…
Resta da chiedersi come mai così tante persone nei paesi “più avanzati” non riescano a trovare un modo per sentirsi utili: è mancato qualche cosa nel loro processo educativo? Non hanno saputo superare delusioni e ostacoli? Non hanno trovato chi li aiutasse a inserirsi nell’ingranaggio complesso della società odierna?
Domande che interpellano tutti: educatori, famiglie, politici e operatori sociali.