Due ore di psicopedagogia senza annoiarmi, non l’ avrei mai detto!
La relatrice è bravissima non solo per la conoscenza profonda della sua materia, ma anche per il modo avvincente di esporre idee non semplici, calate però sempre nel concreto degli esempi di vita vissuta.
Il punto che più mi è piaciuto è quello in cui ha parlato dell’ adolescenza, l’ età difficile per antonomasia.
Chi ha avuto figli sa quale terremoto comporti l’ adolescenza nei rapporti tra genitori e figli: questi respingono improvvisamente tutto quello che viene dai genitori , ma sanno benissimo di non essere in grado di fare da soli e questo li rende fragili e vulnerabili, propensi a prendere a modello sostitutivo qualunque figura esterna susciti la loro ammirazione , non importa se per motivi poco condivisibili.
A questo punto , diceva la relatrice,scatta la paura dei genitori che credono di aiutare i propri figli ad evitare esperienze negative, sbandierando i pericoli cui potrebbero andare incontro. Niente di più sbagliato: proprio il conflitto che divide i genitori dai figli, indurrà questi ultimi a fare esattamente il contrario di quello che viene loro raccomandato. La migliore strategia per i genitori sarà quella di accettare l’ allontanamento del figlio e di proporgli attività ed esperienze che lo mettano a contatto con modelli di adulti positivi . In questo modo gli sarà offerta la possibilità di scegliere come costruire da quel momento in poi la sua personalità e dipenderà da lui decidere quale persona vorrà essere .
Nel mio piccolo, credo di aver seguito istintivamente questa via, come genitore, tanti anni fa; non so se le mie intenzioni siano state comprese dai miei figli; quello che è certo è che non avrei saputo fare di meglio…. ed è certo anche che i miei figli mi piacciono molto così come sono diventati .