Ieri sera al teatro “Fumagalli” di Cantù è andato in scena un monologo dell’ attore Pietro Sarubbi dal titolo “Il mio nome è Pietro”
Tutto inizia con una voce fuori campo che pronuncia parole misteriose in una lingua incomprensibile (forse aramaico?) e subito dopo si ode il cigolio di un cancello che si apre, seguito dallo stridere di catene strascicate da passi pesanti. La scena si apre e si vedono solo una sedia e alcune lampade rosse; arriva Pietro incatenato : è davanti a un giudice (di cui si ode solo la voce) e lui per difendersi racconta la storia del suo incontro con Gesù, delle vicende straordinarie che ha vissuto accanto a Lui, della difficoltà di capire i Suoi discorsi, difficoltà del tutto particolare per lui, Pietro, povero pescatore ignorante e ormai non più giovanissimo…..Eppure è proprio lui, Pietro, il prescelto come capo degli Apostoli e questo gli crea non pochi turbamenti . Alla fine della sua autodifesa, il giudice sentenzia che l’ Apostolo può andarsene libero, a patto che non parli più di Gesù, ma questa è per Pietro una condizione inaccettabile……
L’ interprete del monologo , oltre ad avere un aspetto fisico che ben si attaglia alla figura del pescatore un po’ rozzo e sanguigno, ha saputo calarsi perfettamente nel personaggio ed è stato quanto mai convincente sia nelle fasi più serie e drammatiche, sia nei momenti più divertenti (le risate spesso avevano come pretesto i rapporti di Pietro con la suocera!!!)
Cercando su internet , ho saputo che Pietro Sarubbi, con questo monologo, racconta un po’ anche la storia della sua conversione, avvenuta dopo aver interpretato Barabba nel film “La Passione” di Mel Gibson e questo rende anche più interessante questo spettacolo.