In occasione del centenario della nascita di Beppe Fenoglio, il professor Porro ci regala un’altra sua magistrale lezione.
Beppe Fenoglio nacque ad Alba, nel cuor delle Langhe, nel 1922 e morì prematuramente nel 1963 per un cancro ai polmoni (era un grande fumatore!)
Fenoglio non ha potuto conoscere la fama e i riconoscimenti che meritava perché la maggior parte delle sue opere è uscita postuma. Il professore ci presenta la prima opera pubblicata da Fenoglio nel 1952: “I 23 giorni della città di Alba”. La raccolta era stata intitolata da Fenoglio: “Racconti della guerra civile”, ma il titolo fu rifiutato dall’editore Einaudi perché gran parte della sinistra italiana era insofferente verso il termine “guerra civile”. Questa avversione durò fino a una trentina d’anni fa, quando un grande storico, Claudio Pavone, scrisse un libro sulla Resistenza intitolandolo: “Una guerra civile. Saggio storico sulla moralità della Resistenza”.
Questa prima opera di Fenoglio, che narra la conquista di Alba da parte dei partigiani, avvenuta il 10 ottobre 1944 e terminata il 2 novembre successivo, dopo, appunto, 23 giorni, è formata da 12 racconti brevi: sei sono dedicati alla guerra partigiana e gli altri sei descrivono la vita contadina delle Langhe. In questi racconti non c’è nessuna esaltazione della guerra partigiana, come avviene in altre opere del periodo.
Un’altra questione che sollevano questi racconti è quella della “scelta”. Non è facile scegliere e ogni scelta è individuale. La questione della “scelta” è ricorrente anche nel suo romanzo più famoso: “Il Partigiano Johnny.”
Questo romanzo è stato pubblicato postumo nel 1968 (anno della contestazione giovanile) e ha avuto una vicenda editoriale complessa e controversa. E’ un romanzo autobiografico, con un pizzico di fantasia. Esso è la continuazione di “Primavera di bellezza”, pubblicato nel 1959, che aveva come protagonista uno studente, soprannominato Johnny perché amava la letteratura inglese. Johnny è un sottoufficiale dell’esercito italiano, come Fenoglio, sbandato dopo l’8 settembre 1943, che torna nelle Langhe da partigiano e vi muore nelle prime azioni della guerra partigiana.
Ne “Il Partigiano Johnny” Fenoglio riprende questa storia e la continua, introducendo il tema della “scelta”. Johnny, infatti, prima di diventare partigiano, si nasconde in una casa in collina acquistata dai genitori. Spesso, la sera, di nascosto, si reca ad Alba dove, in un bar, incontra due suoi professori del liceo, uno comunista, l’altro più moderato. Questi incontri lo aiutano a maturare la decisione di partire, a fare la sua “scelta”. Con la sua scelta si assume anche le sue responsabilità: prima si unisce al primo gruppo di partigiani che incontra, di ideologia comunista. Poi capisce di non trovarsi bene e e si unisce ai partigiani badogliani, soprannominati “azzurri”.
Il professore sottolinea che “Primavera di bellezza” e “Il Partigiano Johnny” dovevano far parte di un’unica grande opera, nelle intenzioni di Fenoglio.
Dopo vari studi, nel 2015 esce, col titolo “Il libro di Johnny”, una versione che ripristina l’iter narrativo del personaggio, dagli anni del liceo ad Alba alla guerra civile coi partigiani. Il protagonista rappresenta lo stesso Fenoglio: è la storia della sua vita.
Infine, il professor Porro ci dà un consiglio di lettura. Date le difficoltà di lettura delle opere di Fenoglio, ci consiglia di leggere: “Una questione privata”, che racconta una storia d’amore ambientata nel contesto della Resistenza. Anch’esso esce postumo nel 1964. Calvino disse che è il libro più bello legato alla Resistenza.