Nell’ottocento, secolo in cui si afferma il Romanticismo, i musicisti si dedicano alla scoperta delle radici culturali e nascono così le “scuole nazionali”. Accanto ai compositori che seguono le regole tradizionali della musica, nascono gruppi di compositori che si ribellano alla tradizione e anticipano la musica atonale e dodecafonica.
In Russia , alla fine del ‘700, la zarina Caterina II aveva fatto di S. Pietroburgo una delle principali città europee e aveva introdotto l'”opéra comique” (opera lirica con recitativi, di origine francese).
Nella prima metà dell’ottocento compare sulla scena uno dei primi compositori russi, Michail Ivanovic Glinka, che, avendo viaggiato molto, compose l’opera ” Una vita per lo zar” ispirandosi ai musicisti italiani: Bellini, Donizetti…. In quest’opera egli inserisce canti popolari russi e lo strumento tipico di quel paese: la balalaika.
La Russia in quel momento è ancora un paese molto arretrato e solo nel 1861, lo zar Alessandro I abolisce la servitù della gleba, ma la sua opera riformatrice viene fermata con un attentato. E’ di questo periodo la fondazione, da parte di Anton Rubinstejn della “società musicale russa”, i cui aderenti si propongono di ostacolare il dilagare dell’opera italiana, infatti sostengono i musicisti russi e fondano il primo conservatorio.
In opposizione a questo tipo di scuola, cinque musicisti autodidatti, noti appunto come “Gruppo dei 5″fondano una scuola gratuita di musica. Fanno parte di questo gruppo Balakirev, Cezar’ Kjui, Borodin, Modest Musorgskij, Nikolaj Rimskij-Korsakov . Quest’ultimo è un grande orchestratore e a volte accusa di dilettantismo gli altri componenti del gruppo.
Musorgski si ispira esclusivamente al patrimonio folcloristico del suo paese e anticipa alcune novità della musica del ‘900. E’ sua l’opera “Boris Godunov” che ebbe inizialmente vita difficile. Molto successo ha anche la sua opera più eseguita: “Quadri di un’esposizione” , opera ispirata a una mostra di quadri del pittore Hartmann, orchestrata in seguito da Maurice Ravel.
Veramente interessante questa lezione che ci ha dimostrato come il movimento dell’euroasianismo non abbia interessato solo la filosofia e la letteratura russa, ma anche la musica. Un grosso grazie alla nostra giovane e brava docente Maria Rosaria Cannatà!!!
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IL PROFETA AMOS – Mons. Pirovano continua con noi il suo discorso sui profeti dlla Bibbia, ma fa una doverosa premessa.
Nel corso della storia, nel popolo ebraico sono sorti molti profeti, la maggior parte dei quali non hanno lasciato testimonianze scritte, come Elia ed Eliseo. Nella Bibbia compaiono i profeti maggiori come Isaia o Geremia, ma anche profeti detti “minori” per l’esiguo numero di scritti che ci hanno lasciato.
Prima del 750 a.C. non si parla di profeti, ma di veggenti; entrambi i termini stanno ad indicare persone che “parlano in nome di Dio”. Il primo profeta di cui si conoscono gli scritti è Amos, contemporaneo di Isaia (VIII sec. a. C.). Era nato a Tekoa, a sud di Gerusalemme; faceva il pastore e coltivava sicomori.. Dal Regno di Giudea, in cui viveva, si recò, obbedendo alla chiamata di Dio, nel Regno di Israele (dopo Salomone era avvenuta una scissione). Là si stava vivendo un periodo di grande benessere e la gente si abbandonava ai piaceri e ai vizi; Amos profetizzò la distruzione del Regno di Israele da parte degli Assiri, che avvenne nel 722 a. C.
Come già detto, era un uomo semplice e il suo linguaggio è altrettanto semplice, ma crudo e incisivo; si ispira alla natura e alla vita quotidiana dei pastori e della gente di campagna. Stigmatizza il comportamento ipocrita di che dice di credere, ma poi persegue l’ingiustizia e il vizio. I suoi scritti si concludono con un messaggio di speranza: Israele sarà sì distrutto, ma verrà ricostruito e risorgerà.