Oggi il dr. Francesco Pagnini, docente universitario alla Cattolica e ad Harvard, ci ha insegnato come restare giovani.
E’ nel modo di sentire comune la convinzione che l’invecchiamento sia un processo biologicamente determinato, ma questo non è del tutto vero, perchè altrimenti non si spiegherebbe come ognuno invecchi in un modo diverso.
E’ abbastanza intuibile che la mente può condizionare il corpo e viceversa ed è su questo dato di fatto che si fonda il cosiddetto “Effetto Placebo”: si somministra a un paziente come farmaco una sostanza priva di attività terapeutica intrinseca (acqua zuccherata, per esempio) e il malato, convinto di aver preso una medicina spesso si sente meglio.
E’ stato condotto un esperimento (counterclokwise = andare in senso antiorario) in America su un gruppo di malati di Parkinson: tutti sono stati sottoposti a intervento chirurgico al cervello, però ad alcuni sono stati iniettate delle cellule che potevano procurare un certo effetto benefico ad altri non è stato iniettato nulla; alla fine si sono notati gli stessi effetti benefici in tutto il gruppo.
Un altro esperimento ha preso in esame 84 cameriere di un grande albergo e si è chiesto loro quale tipo di attività sportiva facessero per migliorare la loro forma fisica; naturalmente la risposta generale è stata che non avevano tempo di fare alcuno sport. Alla metà di loro è stato fatto visionare un filmato in cui si spiegava che in realtà, lavorando, facevano tanta attività fisica, paragonabile a quella che avrebbero fatto in palestra; all’altra metà non è stato fatto vedere il filmato. Dopo un certo periodo di tempo solo il primo gruppo ha fatto registrare una notevole perdita di peso, pur senza modificare le proprie abitudini.
Questi e numerosi altri test provano che le nostre aspettative condizionano fortemente il nostro stato fisico.
Nel 1979 in America è stato effettuato un altro esperimento su due gruppi di persone ultrasettantacinquenni che vengono portati a vivere in una casa attrezzata e arredata come si usava vent’anni prima, ma al primo gruppo viene detto che devono vivere la quotidianità come se fossero effettivamente nel 1959, mentre il secondo gruppo deve fare le stesse cose, ma senza alcun riferimento temporale al passato. Confrontando lo stato fisico dei partecipanti si è riscontrato che chi aveva vissuto come se fosse tornato indietro nel tempo aveva ottenuto maggiori benefici sia a livello fisico, che a livello psicologico.
Ci sono poi:
- le profezie che si autoavverano: se mi aspetto che qualche cosa accada, aumento la probabilità che quel qualcosa si verifichi davvero;
- la minaccia dello stereotipo: se mi convinco che poichè sto invecchiando non potrò più fare certe cose, non le farò e invecchierò più in fretta;
- momenti senili: sono le dimenticanze, gli oggetti smarriti e non più trovati…càpitano a tutti, ma se capitano a un giovane, questo non ci pensa più di tanto, un vecchio invece se ne preoccuperà.
Pensare positivamente può cambiare anche il modo di affrontare le malattie e il dolore: accettare la propria condizione fisica e cercare di valorizzare le possibilità residue di attività fisica e sociale, può allungare anche le speranze di vita.
A questo punto il pro. Pagnini ci ha illustrato il progetto che intende realizzare. Si ripeterà l’esperimento effettuato in America nel 1979, prendendo in considerazione 90 anziani, maggiori di 75 anni. Si manderanno i primi 30 in un agriturismo a vivere come se fossimo nel 1989 (anno della caduta del muro di Berlino), i secondi 30 andranno nello stesso luogo ma senza riferimenti al passato e gli ultimi trenta potranno andare a fare una vacanza a piacere.
Spero che il prof. Pagnini possa tornare a raccontarci come è andata, visto quanto è stato piacevole e stimolante questo primo incontro.