Don Ivano continua l’analisi di “Fermo e Lucia” iniziata la lezione precedente, ribadendo che la storia raccontata in questa prima edizione è la stessa raccontata ne “I Promessi Sposi”, ma diverso è il posizionamento degli episodi e molto più “levigati” sia gli episodi, che i personaggi che il linguaggio.
Don Ivano mette a confronto i personaggi del Conte del Sagrato con l’Innominato e la Monaca di Monza nelle due diverse versioni del romanzo.
Il conte del Sagrato (detto poi Innominato) è una figura storica vissuta tra Lombardia e Veneto. Il suo nome deriva dal fatto che si sarebbe reso responsabile dell’uccisione di un uomo proprio sul sagrato di una chiesa. Nella prima versione del romanzo, questo personaggio è presentato in modo molto più negativo, mentre nella seconda i toni sono più sfumati: Manzoni col passare degli anni aveva capito che bene e male non sono sempre separabili nettamente ed inoltre sarà proprio la conversione dell’Innominato (o conte del Sagrato) a determinare la soluzione dell’intreccio narrativo e a preludere al lieto fine della storia. La stessa operazione viene fatta per la Monaca di Monza: in “Fermo e Lucia” c’è la descrizione a tinte forti della sua tresca amorosa e della successiva uccisione della conversa, nel romanzo definitivo molto viene sottaciuto o appena accennato.
Manzoni dà anche ai personaggi più negativi la possibilità della redenzione per far emergere la sua concezione della Provvidenza.
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LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE NELL’ERBESE.
All’inizio del ‘900: c’erano nella nostra zona molte seterie, si era già notevolmente sviluppato il Cotonificio di Ponte Lambro e queste imprese richiedevano macchinari sempre più perfezionati; così La seta rappresenta la quasi totalità del prodotto esportato all’estero si è sviluppata anche l’industria metalmeccanica.
…Ma arriva la Grande Guerra: si ha un notevole impulso dell’industria meccanica per la produzione di armi o parti di esse richieste dalla Breda di Milano, ma rimangono solo donne e bambini ad occuparsi della terra, quindi vi è un calo nella produzione agricola e di conseguenza anche nella produzione di cibo e, ai morti causati dalla guerra, si debbono aggiungere quelli dovuti all ‘ epidemia nota col nome di “spagnola “. Al termine del conflitto, i reduci non trovano lavoro, per pagare i danni di guerra le tasse aumentano, crolla il valore della lira, si susseguono scioperi e occupazione delle fabbriche. I proprietari delle fabbriche e delle terre, temono che si ripeta in Italia una rivoluzione come quella che stava accadendo in Russia e appoggiano la presa del potere da parte di Mussolini.
Si dà grande impulso alla grande industria (si espandono la Breda, la Falk, l’Ansaldo, la Fiat) e le piccole imprese del comasco e dell’erbese lavorano per le grandi aziende. Si ha presto un innegabile espansione economica, in ogni comune opera un’ostetrica e quindi diminuisce la mortalità infantile e migliorano le condizioni igieniche e la salute. In questo momento il Cotonificio di Ponte Lambro ha 1.800 dipendenti (il paese aveva 900 abitanti), le fabbriche Oltolina di Asso produce stoffe per camicie pregiate e richieste da tutto il mondo.
Con le sanzioni imposte all’Italia per l’invasione dell’Etiopia, si instaura un regime autarchico di cui beneficiano le industrie nostrane che non devono più competere con la concorrenza straniera.
Scoppia la Seconda Guerra Mondiale in cui muoiono molti civili nelle città sottoposte a feroci bombardamenti, la fame e la povertà dilagano. Con il Piano Marshall arrivano cibo e aiuti di ogni genere. Gli Americani portano negli USA gli imprenditori italiani per mostrare loro i più moderni sistemi di produzione: con la catena di montaggio non serve mano d’opera qualificata. La ripresa delle grandi fabbriche porta lavoro anche nelle numerose piccole imprese dell’erbese a conduzione familiare. Con il Piano Fanfani, si costruiscono case popolari e questo mette in moto un periodo di grande sviluppo economico noto sotto il nome di “BOOM” : sono necessari mobili, elettrodomestici, infissi, cemento, ecc. .. e nella nostra zona sorgono la Gasfire , la Onofri e la Cementeria di Merone che prende la materia prima dal Monte Cornizzolo utilizzando una teleferica: Erba è al centro di un sistema industriale in grande espansione. Col crollo dei prezzi dei prodotti agricoli (per l’importazione dall’America) i contadini del Sud abbandonano le loro terre ed emigrano al Nord dove trovano lavoro nelle fabbriche del Triangolo Industriale: Torino, Milano, Genova.
A Caslino si sviluppano le coltellerie e la Ome . Nel comasco si viene a creare il distretto della seta che esporta in tutto il mondo i suoi prodotti (principalmente cravatte e foulard) di qualità impareggiabile ….
Negli anni “90 la seta cinese irrompe nel mercato europeo con prodotti scadenti , ma di bassissimo costo, la gente si abitua alla moda dell’usa e getta e non compra più i prodotti delle seterie locali, che scompaiono o si ridimensionano indirizzandosi verso un mercato di élite con la collaborazione di grandi stilisti.
Si diffondono i supermercati, chiudono i piccoli negozi, molte industrie si trasferiscono in altri paesi incerca di manodopera sempre meno costosa. Le piccole industrie rimaste ora cercano di fare rete e di unire le loro risorse per potersi adattare all’evoluzione del mercato nazionale e internazionale.