La riflessione di Don Ivano Colombo sul Natale si concentra sul mondo religioso russo e ucraino e soprattutto sulle “icone” e sulla liturgia bizantina strettamente legata ad esse.
Nella religiosità bizantina è molto presente la “contemplazione”, cioè “vedere” ciò che è oltre (Dio), davanti alle icone. L’uomo è formato dal corpo, l’anima e lo spirito: attraverso la “contemplazione” conosciamo lo Spirito”.Anche la liturgia del mondo slavo dà molto spazio alla contemplazione. Infatti durante la liturgia, l’assemblea del popolo radunato in chiesa si ritrova in uno spazio separato rispetto al presbiterio dove c’è l’altare e la separazione è data da una struttura divisoria chiamata “iconostasi” perché adorna di icone. La gente vive la liturgia con l’ascolto della “Parola”, di testi scritti e cantati (antifone, canti, inni) propri del mondo bizantino. Don Ivano sottolinea che nel nostro rito ambrosiano ci sono delle antifone che sembrano copiate dalla liturgia orientale. Durante la liturgia, la visione delle “icone” permette ai fedeli di vedere un “Dio” che è sempre “oltre”, ma che è anche “a disposizione”. E’ questo il Natale (e anche la Pasqua): contemplare un Dio che esiste perché si è messo “a disposizione”. La religione è infatti il rapporto che Dio stabilisce con noi e non viceversa.
L’affinità tra Natale e Pasqua è molto evidente nelle icone russe, come pure la relazione con l’”Eucarestia”. Il Vangelo ci dice che Gesù è nato in una capanna e, fasciato, è posto in una mangiatoia. Le fasce rappresentano la “croce” e la mangiatoia richiama “l’Eucarestia”. Natale è il 25 dicembre secondo il calendario gregoriano, ma nei paesi in cui si segue il calendario giuliano (tra cui la Russia) cade il 7 gennaio. Nelle icone russo-ucraine le immagini sacre che parlano del Natale rispecchiano i testi evangelici, anche apocrifi. Esse hanno influenzato anche la pittura occidentale, a partire da Giotto.
Il docente ci descrive due esempi di icone: la prima è quella della “Natività” della scuola di Andrej Rublev della seconda metà del XV secolo, l’altra è la “Sinassi della Theotokos di Pskov”.
Nella prima icona spiccano tre montagne, simbolo della trinità, la culla del bambino è un sarcofago e la Madonna è avvolta in un drappo rosso e blu, colori che simboleggiano l’umano e il divino. Ci sono anche due gruppi di angeli; un gruppo guarda verso il cielo e acclama la gloria di Dio, mentre l’altro osserva il mistero di Dio sulla terra. Altri personaggi sono il bue e l’asino, i pastori e i re Magi.
La seconda icona rappresenta la festa della Madre di Dio che viene celebrata il giorno dopo Natale (il 26 dicembre) per i paesi che seguono il calendario gregoriano, l’8 gennaio per quelli che seguono il calendario giuliano.
In occidente, solo nel rito ambrosiano questa festa viene celebrata prima del Natale (VI domenica di Avvento).
La lezione è terminata con gli auguri e l’arrivederci al 10 gennaio!