UTE: il rito Ambrosiano – letteratura contemporanea.

Il prevosto di Erba, Monsignor Angelo Pirovano, ci ha guidato oggi alla ricerca delle origini e delle peculiarità del Rito Ambrosiano.

Per rito si intende la modalità liturgica di celebrazione; il termine ambrosiano deriva chiaramente da Ambrogio, il grande vescovo di Milano, ma l’attuale rito ambrosiano non è certo quello dei tempi di S. Ambrogio.

Nei primi secoli della cristianità, ogni comunità seguiva un proprio rito, creato dalla comunità locale. Pian Piano, nel corso dei secoli, sotto l’impulso di grandi personalità (come Papa Innocenzo I, Carlo Magno, Papa Gregorio VII) si cercò di uniformare i vari riti e il rito praticato nella Chiesa di Milano assorbì quelli delle zone vicine.  Per definirlo, si fece riferimento al più grande dei suoi vescovi, Ambrogio e così nel 881 si cominciò a parlare di Chiesa Ambrosiana e di rito Ambrosiano.

Dopo il Mille, il rito Ambrosiano divenne anche simbolo di libertà dei liberi Comuni in lotta contro l’Impero.

Il  Rito Ambrosiano sicaratterizza per : PREDICAZIONE, CELEBRAZIONE DEI SACRAMENTI, ATTENZIONE ALLA GIUSTIZIA SOCIALE (CHE DIVENTA SOLIDARIETà, CONDIVISIONE E ACCOGLIENZA). LA FORMAZIONE DEL CLERO, LA DIFESA DELLA LIBERTà DELLA CHIESA..

La Diocesi Ambrosiana ha avuto molti grandi vescovi: S. Galdino, Oberto IV, S. Carlo Borromeo, Andrea Carlo Ferrari, il card. Schuster, il card. Montini, il card. Colombo, il card. Carlo Maria Martini,…

Il rito Ambrosiano è presente anche in territori al di fuori della Diocesi di Milano, infatti è presente in molte parrocchie della provincia di Bergamo, in alcune zone del Ticino, in provincia di Lodi e Novara. Per contro nella Diocesi di Milano ci sono parrocchie che seguono il rito romano.

A questo punto il nostro esimio docente è passato all’esame delle differenze tra rito romano e rito ambrosiano; le più sostanziali sono quelle legate alla diversa durata dei tempi dell’Avvento e della Quaresima, ad alcuni momenti della celebrazione della messa e alla liturgia delle ore.

Questa lezione ci ha offerto l’occasione di comprendere meglio una realtà con cui ci troviamo spesso a contatto e che  non comprendevamo fino in fondo.

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La seconda lezione è stata seguita e relazionata dalla nostra carissima Angela D’ Albis.

La professoressa Cinzia Granata ci presenta una scrittrice poco conosciuta, ma molto interessante da leggere: Cristina Cassar Scalia.

Prima di parlare della scrittrice, la professoressa condivide con noi due considerazioni sulla narrativa gialla.

La prima è che l’Italia è la nazione in cui si pubblicano più gialli nel mondo. Secondo i dati del 2014, la letteratura poliziesca ha fatturato 70 milioni di euro con 4 milioni e sette cento mila copie vendute.

In un paese in cui si legge poco come il nostro questo è uno sproposito. I sociologi dicono che questo avviene perché leggere un giallo può essere una lettura consolatoria. Secondo la professoressa, tutta la letteratura è consolatoria; noi leggiamo per trovare una consolazione. Tutti i romanzi alla fine ci danno una conclusione, una spiegazione di ciò che è accaduto. La narrativa poliziesca o gialla è, secondo la docente, oggetto di lettura da parte di chi ha un’attitudine analitica, cioè ama capire la conseguenzialità degli avvenimenti. Noi spesso troviamo delle giustificazioni per dire che abbiamo letto dei gialli, quasi provassimo vergogna.

Ma come è nata in Italia la letteratura gialla?  Il termine “giallo” è solo italiano, perché, nel 1929 venne stampato in Italia il primo libro poliziesco con la copertina gialla. Da allora, con la nascita anche della Collana Gialli Mondadori, la letteratura poliziesca venne chiamata così. Questo genere di letteratura, poi, veniva venduta nelle edicole e costava poco. C’è quindi un lettore destinatario che non è quello che va nelle librerie. Tuttavia, la narrativa poliziesca non è, come potrebbe sembrare, una narrativa di meno valore, anzi ci sono dei romanzi polizieschi molto belli e interessanti.

Dopo questa premessa, la professoressa ci parla della scrittrice Scalia.

Cristina Cassar Scalia è nata nel 1977 a Noto. Medico chirurgo specialista in Oftalmologia, attualmente vive e lavora a Catania.

Ha scritto 3 romanzi:

nel 2014 La seconda estate;

nel 2015 Le stanze dello scirocco;

nel 2018 Sabbia nera.

La professoressa ci parla prima dell’ultimo: Sabbia nera, che ha appena terminato e che le è piaciuto molto. “Sabbia nera” è ambientato a Catania e la sabbia nera è la cenere che esce dall’Etna.

 

TRAMA:

Nella parte disabitata e da anni abbandonata di una imponente villa, viene ritrovato per caso un cadavere mummificato, posizionato sopra un montacarichi, nascosto da una misteriosa e inquietante statua che, solo successivamente si capirà, era stata più volte spostata, nelle varie stanze della villa. Il corpo appartiene a una donna, ben vestita, difficile risalire all’identità, vicino a lei, una grossa borsa, piena di soldi.
Il ritrovamento mette in moto un meccanismo complesso che ha radici nel passato ma ripercussioni profonde anche nel presente e coinvolge personaggi importanti, in vista e non sospettabili.
Chi si occupa del complesso caso è il vicequestore Vanina, Giovanna Guarrasi, 39 anni, lavoratrice instancabile e seria, che cerca di dimenticare un passato complesso e doloroso, inoltre ama mangiare, fumare e i film italiani, vecchi e ambientati in Sicilia. Al suo seguito, una squadra fedele ma anche un vecchio poliziotto in pensione con una moglie insopportabile che … ricorda e attraverso la memoria esce dal torpore di una vita noiosa e ripetitiva.
 

“Sabbia nera” è un eccellente romanzo giallo, dal ritmo brioso e scorrevole, che prende sin dalla prima pagina il lettore.

Ha tutti gli elementi del “giallo”: c’è un delitto su cui indagare, c’è un investigatore con la sua squadra (il vicequestore Giovanna ‘Vanina’ Guarrasi), ci sono le procedure, gli indizi e le indagini che avvengono in modo chiaro e il colpevole alla fine viene smascherato.

Tuttavia, c’è anche un’altra trama, che si contrappone a quella classica del romanzo poliziesco, più intima, segreta e dolorosa che riguarda la protagonista.

La vicenda si svolge anche su due piani temporali: oggi e nel 1959.

La Scalia è molto brava nella descrizione dei personaggi e nella gestione dei dialoghi. Nel romanzo c’è anche attenzione per il mondo del cinema, con il richiamo di nomi di attori, e una buona conoscenza dell’Italia di 60 anni fa.

Un bel romanzo poliziesco assolutamente da leggere.

La professoressa ci descrive, poi, il secondo romanzo della scrittrice: ”Le stanze dello scirocco”.

TRAMA:

È il 1968 quando il notaio Saglimbeni decide di tornare in Sicilia con la famiglia, dopo una lunga assenza. Vittoria, la figlia più giovane, indipendente e contestatrice ma legata al padre, non ha potuto che assecondare il suo desiderio e trasferirsi in quella terra sconosciuta che da sempre lui le ha insegnato ad amare. A Montuoro, per Vicki, cresciuta a Roma e appassionata di fotografia e di auto da corsa, l’impatto con una società conservatrice, ai suoi occhi maschilista, formale e schiava dei pregiudizi, è destabilizzante. In mezzo a tante conoscenze, saranno poche vere amicizie ad aiutarla a inserirsi nella realtà del paese. Quello di Diego Ranieri è un nome ricorrente negli ambienti a lei più vicini, un volto conosciuto che all’improvviso entra con prepotenza nella sua vita. Ombroso e sfuggente, ancorato a una mentalità assai diversa dalla sua ma capace di legarla a sé come nessun altro, Diego porta i segni di un passato doloroso da cui stenta ad affrancarsi, e con cui lei dovrà fare presto i conti. Divisa tra sentimento e orgoglio, Vicki trova nella facoltà di Architettura di Palermo, in piena occupazione, un rifugio in cui sentirsi meno estranea. Armata di macchina fotografica, inizia a scoprire la città, a conoscerne la bellezza enigmatica e i lati oscuri, fino a rimanerne stregata. E proprio per le strade di Palermo la sua storia s’intreccerà con quella, drammatica, di zia Rosetta, la cui apparenza mai lascerebbe intuire cosa nasconde il suo passato.

“Le stanze dello Scirocco” è un romanzo storico che si svolge nel 1968 e 20 anni prima (il 1945).

Il tema affrontato è lo scontro della protagonista con il muro della mentalità chiusa e attaccata alle vecchie tradizioni di un paese della Sicilia.

L’ultimo romanzo che ci descrive la professoressa è in realtà il primo di questa scrittrice: “La seconda estate”.

Questo romanzo è ambientato a Capri nel 1982.

Una storia d’amore molto sentimentale e un po’ inverosimile, sulla falsariga dei romanzi di Liala. La professoressa non lo consiglia, tranne se non siamo appassionate del genere romanzo rosa.