Quest’anno ricorre il 700° anniversario della morte di Dante e il prof. Galli non poteva non pensare di dedicare al sommo poeta alcune delle sue belle lezioni per evidenziare cosa volesse dire Dante ai suoi contemporanei e cosa dice ora a noi.
Oggi abbiamo riletto insieme il canto V dell’Inferno, in cui Dante pone coloro che sono morti per amore, che si sono lasciati trasportare dal turbinio dei propri sentimenti e che per questo ora vagano senza posa sferzati da una tempesta senza fine.
Dopo aver scorso velocemente la parte iniziale del Canto, siamo stati guidati a leggere con più attenzione la parte più conosciuta, quella che ha ispirato tanti altri artisti nel corso dei secoli: i versi che ricordano l’incontro di Dante con Paolo e Francesca. Il poeta, su invito di Virgilio, li chiama e nella sua voce si sente la pietà che i due, che camminano abbracciati, gli ispirano.
Essi si avvicinano e, su richiesta di Dante, Francesca racconta con dolore straziante e con pudore la storia del suo amore sfortunato e proibito. Paolo non parla, ma piange in modo tanto accorato che Dante si sente venir meno.
La bellezza sublime di questi versi, li ha resi immortali e commuove anche noi oggi, dopo quasi un millennio.
Il nostro docente ci ha fatto notare come Dante abbia citato versi di vari poeti provenzali e stilnovisti famosi ai suoi tempi e come la sua pietà nei confronti dei due amanti derivi dal suo senso di colpa per aver un tempo accolto la teoria dell’amor cortese: quell’amore ideale che il cavaliere (uomo privo di beni materiali e quindi destinato a non sposarsi) riversava su una dama del cuore, maritata.
A quel tempo infatti il matrimonio era un vero contratto economico tra famiglie: l’amore non era contemplato se non al di fuori del matrimonio e questo ha causato la perdizione dei due giovani. Nello stesso tempo però la cultura dell’amor cortese ha avuto il merito di ridare risalto ai sentimenti.
Paolo e Francesca vivevano l’amore come insegnava la cultura imperante a quel tempo; da sempre il modo di intendere l’amore è determinato dalla cultura e quindi dobbiamo chiederci: quale tipo di amore trasmettiamo ora ai nostri giovani? I modelli proposti da certe trasmissioni TV e da certi media non sono certamente tale da permettere loro di vivere e di coltivare nel modo più giusto questo sentimento, così determinante nella vita di ognuno.
E’ stata anche questa una bella lezione per cui ringrazio il prof. Galli, per la passione contagiosa con cui espone le sue lezioni.