La nostra amatissima docente Emanuela Beretta ci ha guidato oggi alla scoperta/riscoperta dello splendore dell’arte normanna in Sicilia.
Non si poteva affrontare il tema della lezione senza un breve accenno alle vicende storiche della nostra isola maggiore, che ha conosciuto il dominio arabo, bizantino , longobardo, poi la conquista dei normanni (XI sec.), conquista che fu favorita dal fatto che i Normanni arrivarono come soldati mercenari e furono ricompensati con l’assegnazione di terre che poi confluirono in un unico regno (comprendente Sicilia, Calabria e Puglia) guidato da Ruggero II della famiglia Altavilla.
In quel momento storico continuarono a convivere in Sicilia culture diverse: araba, bizantina e normanna. Ne è testimone uno straordinario documento, noto sotto il nome di “mantello dell’incoronazione” perchè fu poi usato dagli Asburgo per le cerimonie di incoronazione (ora è custodito a Vienna). Il mantello è intessuto con fili di seta, fili d’oro e minuscole perline. Sui bordi compare una scritta in caratteri cufici (arabi) mentre il motivo ornamentale è costituito da due cammelli (simbolo della cultura araba) che soccombono sotto due leoni (simbolo dei normanni).
Ruggero II valorizzò la cultura artistica e amministrativa degli Arabi e le leggi vennero scritte in latino, in greco e in arabo. Restano a Palermo mirabili esempi dell’arte normanna, come nel complesso di S. Giovanni degli Ermitani, o in S. Maria dell’Ammiraglio di rito greco-ortodosso o come nel Palazzo Reale: in tutti questi monumenti si fondono mirabilmente elementi artistici bizantini, arabi e normanni.
__________________________________________
E’ notorio come nelle nostre chiese i dipinti e i mosaici siano stati la Bibbia dei poveri: un modo per raccontare le storie del Nuovo e dell’Antico Testamento ai fedeli analfabeti.
Nei primi tempi del Cristianesimo, non si utilizzavano immagini di Dio o dei Santi, che erano proibite dall’ebraismo, perciò si utilizzavano dei simboli come il “chi rho” monogramma del Cristo, sognato da Costantino e poi dipinto sugli scudi dei suoi soldati.
Se nel 313 Costantino con l’Editto di Milano riconosce libertà di culto, nel 378 Teodosio adotta il Cristianesimo come religione di Stato. Da quel momento si cominciò a costruire chiese e ad adornarle con immagini cristiane: dipinti mosaici, sculture… Nell’alto Medioevo troviamo immagini di Cristo in trionfo e la Croce è spesso trasformata in gioiello, perde il significato di strumento di tortura. Ben presto la religione fu strumentalizzata a fini politici (cesaro-papismo) e vediamo immagini di imperatori incoronati da Gesù stesso (Palermo- chiesa della Martorana) o rappresentati ai lati di Gesù. E’ il tempo in cui la Chiesa si riveste di ricchezze e di potere temporale e le immagini sono spesso fastose e stereotipate, poi arrivano S. Francesco e S. Domenico a richiamare la Cristianità alla sua missione originaria e allora ecco che le immagini sacre assumono toni più dimessi: ritraggono la sofferenza dell’Uomo Crocifisso.
In seguito, nel Rinascimento si comincia a dipingere Gesù in Croce con l’intento di commuovere, ma anche il Cristo Pantocrator (Onnipotente) in atto di giudicare le anime .
Dopo questa affascinante carrellata tra le immagini del Cristo nel tempo, la nostra docente, Mariella Russo, ci ha proposto un itinerario parallelo nell rappresentazioni della Madonna: dalla Madonna nera di Czestochowa, alla Madonna del latte, alla Madonna del Manto (manto simbolo di accoglienza e protezione).
IL nostro excursus è terminato con il dipinto del Figliol Prodigo di Rembrandt, in cui Dio è rappresentato come Padre e Madre.
Sono state due lezioni che ci hanno riempito gli sguardi di bellezza.