La professoressa Tatafiore ci ha introdotto a un nuovo modo di considerare l’opera d’arte, cioè vedere l’opera d’arte alla luce di come essa viene intesa dai filosofi, in particolare da Heidegger e Gadamer.
Il primo dei due , prendendo in esame il quadro di Van Gogh “Le scarpe da contadina” afferma che quest’opera racconta tutta la vita dei campi e manifesta la realtà più autentica della vita. La pittura è simile alla poesia, entrambe rivelano la verità dell’essere. Il filosofo ricerca la verità tramite il pensiero razionale, l’artista (poeta o pittore) evoca il sacro.
Anche il filosofo Gadamer ha affrontato il tema del rapporto tra filosofia e arte ed afferma che non solo il filosofo interpreta la realtà, ma tutti noi in ogni momento interpretiamo ciò che vediamo attorno a noi per dargli un significato. Tuttavia l’arte riesce ad indagare e a svelare la realtà più delle scienze Un tempo l’arte aveva una finalità concreta: celebrazione del committente, decorazione di ambienti, raccontare il sacro… Ora però queste opere vengono esposte nei musei, strappandole dal contesto in cui sono state pensate e, ciò facendo, le espropriamo di parte del loro significato .
L’opera d’arte non ci parla solo del mondo in cui è nata e del suo autore, ma riesce anche a farci conoscere meglio noi stessi e a farci dialogare con l’opera stessa, che , pur mantenendo nel tempo il suo significato, verrà apprezzata e interpretata in modo diverso a seconda del momento storico e della sensibilità delle persone che la guardano.
L’arte narrativa, poi, spesso ci fa capire la realtà meglio della scienza stessa, perchè organizza il tempo, gli eventi e le loro cause e i loro effetti.
Tutta l’arte ci aiuta a cogliere la verità.
Veramente nuovo e interessante questo modo di intendere le opere d’arte : Grazie, Brunella Tatafiore!
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ARNOLD SCHõNBERG: un sopravvissuto di Varsavia.
A inizio ‘900, nel Nord-Europa, si afferma l’Espressionismo, originando tre movimenti: Il ponte, il cavaliere azzurro e la tempesta.
E’ il momento in cui si fa largo la psicanalisi di Freud e anche la produzione artistica ne rimane fortemente influenzata e ne riceve stimoli per un profondo rinnovamento. Il 7 giugno 1905, nasce a Dresda il primo movimento espressionista, la cui opera più rappresentativa è “L’URLO” di Munch, in cui i colori stessi urlano l’angoscia (i colori non sono più stimolo soltanto visivo, ma anche uditivo).
L’espressionismo in musica si sviluppa a Monaco (1910) grazie al gruppo del “Cavaliere Azzurro”, il cui intendimento è quello di fondere i vari linguaggi artistici, così come aveva cominciato a fare Wagner.
Schönberg (viennese di origine ebraica) autodidatta, fu l’esponente più importante di questo gruppo. Egli ebbe stretti contatti con Kandinsky, che intendeva riprodurre non la realtà visibile, ma le vibrazioni sonore della realtà: avendo assistito a un concerto di Schönberg dipinse la sua opera “Impressione III – o concerto” in cui, amplificando i volumi delle forme del bozzetto preparatorio, arriva a rappresentare gli elementi essenziali della scena , unificati dal suono (colore giallo). I due artisti intrattennero un lungo epistolario che si interruppe definitivamente solo con la fuga in California del musicista austriaco.
Questi è l’iniziatore della musica Dodecafonica, che stravolge tutti i rapporti tra i suoni della musica classica: non si basa più su sette note, ma su dodici . Il suo metodo è artificioso, intellettuale; la sua non è musica per tutti e ce ne rendiamo bene conto ascoltando la sua opera più conosciuta ” Un sopravvissuto a Varsavia” in cui il musicista racconta il momento in cui i prigionieri dei lager tedeschi lasciano la baracca per entrare nelle camere a gas. I suoni stridenti che fanno da sfondo alla voce recitante, giungono a noi come urla di orrore che lasciano sconvolti.
Questa bella lezione che il nostro docente Vincenzo Petrucci ha esposto con grande calore e padronanza della materia esposta, mi ha aiutato a considerare la dodecafonia in modo nuovo: non sono solo suoni disarticolati, sotto c’è un nuovo modo di intendere la musica, per meglio esprimere le angosce dell’uomo moderno.