ore 15.00 – Letteratura dialettale: La natura, il paesaggio, l’ambiente nella lirica dialettale mila- nese e comasca. Viaggio del sentimento e della memoria.( parte 2) – Docenti: Prof. Ghioni, Gottardi, Vasirani
Nella lezione precedente il prof Ghioni ha iniziato il viaggio del sentimento e della memoria nella lirica dialettale milanese e comasca nella campagna.
Oggi, invece, ci parla del LAGO DEL SEGRINO attraverso una lirica di Franco Gottardi, il quale vede il lago in modo innovativo. Il poeta, infatti, vede il lago del Segrino vicino ai sentimenti umani più profondi. Il lago che descrive è buio, malinconico. Egli ci presenta una lettura autobiografica del lago: è il luogo della fantasia, degli amori, degli innamoramenti, degli amanti. E’ un lago umanizzato.
Poi il prof Ghioni passa a un’altra connotazione del tema, LA MONTAGNA. Viene prima letta la poesia di Gottardi “Montagna” (Le Grigne).
Anche in questa poesia Franco Gottardi fa un’operazione di umanizzazione della montagna. La presenta come due sposi. Il Grignon, serio, è il maschio, il marito; la Grignetta, sbarazzina, ammiccante, infedele è la donna, la moglie. Il poeta umanizza il rapporto tra le due montagne e la storia finisce bene perché i due sposi rimangono insieme. Il poeta fa notare che La Grignetta è vestita di bianco, non per la neve, ma in segno di lutto per la morte di uno scalatore.
Poi il professore ci presenta una grande esponente della poesia comasca: Gisella Azzi (nata a Como nel 1912). La Azzi scrive in dialetto milanese, comasco, ma anche in italiano. Scrive in una lingua scorrevole e ricca di umanità. Ha inventato il personaggio di Marietta che usa un dialetto italianizzato molto divertente Di questa poetessa leggiamo due composizioni brevi che parlano di due venti: il Tivan e il Muntif.
Infine ci spostiamo in CITTA’. Il poeta Cesare Mainardi (1900-1985) è un ingegnere e poeta di grande rilievo nel panorama milanese. Riuscì a nobilitare la poesia dialettale. E’ un poeta crepuscolare e vive nell’animo e nella vita il “ male di vivere” tipico dell’uomo del primo novecento. Cesare Mainardi è consapevole di questo tormento, lo vive, lo soffre, ma sempre con dignità. La poesia “Pianta a Milan” di Cesare Mainardi rappresenta la condizione umana: c’è una correlazione tra la pianta e il poeta.
Infine viene letta una poesia di Gisella Azzi su: ”Il primo viaggio della funicolare a Brunate”, nella quale vengono descritti i sentimenti di meraviglia, stupore, ma anche paura di una coppia che appunto vive il suo primo viaggio su questo mezzo.
La lezione si conclude con la lettura di altre poesie in dialetto milanese e comasco che descrivono alcuni luoghi di Milano.
ore 16.00 – Filosofia – IL 1968: FILOSOFIA SPERIMENTALE, NUOVE IDEE DI LIBRO TRA DELEUZE E GUATTARI . – docente: Marco Creuso.
Il prof. Creuso ha affrontato, in questa lezione, il tema dell’anniversario legato al nostro presente: il 1968, con i suoi autori, Gilles Deleuze e Félix Guattari.
Gilles Deleuze è stato un autore dall’estrema bellezza e singolarità della scrittura, ma anche dalla grande difficoltà concettuale.
Nel ‘68 viene criticata la dimensione accademica che imponeva rigide regole nelle università, ma anche nello Stato. Il ’68 ha creato molti nemici dello stato, lo stato con la S maiuscola, perché si voleva che comprendesse anche le minoranze. Per esempio, nel ’68 si evidenziò il problema delle istituzioni psichiatriche: molti intellettuali avanzarono delle teorie per cancellare le differenze tra malati di mente e normali.
Il Deleuze cerca di uscire dall’accademismo. Egli è stato l’autore più letto dai non accademici perché era come un ragno che gettava la sua ragnatela filosofica su tutto il sapere senza tenere più conto che ci fosse un sapere di serie A ( i temi etici) e un sapere di serie B ( i temi di ogni giorno) e affermava che anche le cose di ogni giorno devono rientrare nella filosofia. Per noi oggi questo è abbastanza chiaro, ma nel ’68 era una cosa nuova.
Deleuze aveva aperto la propria aula a tutti i cittadini, anche ai non iscritti alle facoltà universitarie, e aveva messo degli orari per le sue lezioni che andavano bene per tutti. Quindi il sapere non è più prerogativa di pochi, ma di tutti.
Inoltre, Deleuze propone una nuova idea di libro. Egli afferma che un libro, per essere tale, deve essere incompiuto, non perché manca di qualcosa, ma perché, afferma, dove c’è il sapere certo, là c’è l’ignoranza.
La rivoluzione del ’68 è stata una rivoluzione intellettuale, una rivoluzione senza rivoluzione, una rivoluzione delle idee.
Deleuze incontra il suo amico Guattari, che proveniva dalla psichiatria, e da lui ha imparato il concetto di macchina. Con lui scrive dei libri.
Nel titolo di questa lezione, il professore ha inserito la frase:” Nuove idee di libro”, perché, come è stato detto prima, Deleuze propone un nuovo modo di scrivere libri.
Ma è il nostro Don Milani a porre nel ’67 la prima idea di libro sperimentale. Rifacendosi all’esperienza di insegnamento del suo amico Mario Lodi, Don Milani pubblica “La lettera a una professoressa” che è stata scritta addirittura dai suoi ragazzi. Mario Lodi, infatti, insegna a Don Milani come far scrivere a dei bambini dei temi sullo stesso argomento e come metterli insieme, e Don Milani impara benissimo la lezione.
Deleuze chiama i libri: mille piani, perché al posto dei capitoli ci sono i piani.In ogni piano c’è una traccia che si può aprire in qualsiasi punto senza arrivare alla fine. Questi autori non puntano alla scrittura come comprensione, ma come scrittura.
La letteratura è una macchina da guerra perché mette in gioco il “potere”