Nella prima ora di lezione la prof. Meggetto ci ha intrattenuto sul “De rerum natura” di Lucrezio.
I Romani , popolo che amava le cose concrete , non erano molto inclini alle disquisizioni filosofiche e Lucrezio, entusiasta seguace di Epicuro, tentò di divulgarne il pensiero, sfruttando il linguaggio poetico. Il compito che si era assunto non era facile perchè Epicuro ignorava la religione , mentre i Romani erano molto legati alle proprie divinità e ritenevano l’ epicureismo un pericolo per le giovani generazioni.
Lucrezio imposta la sua opera come un poema epico il cui eroe è Epicuro. Sono seguite le letture di alcuni brani del poema (tradotti in italiano) e sentire la nostra docente declamare dei versi è sempre un grande piacere.
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Nella seconda ora il dr. Sassi ci ha introdotto invece alla geologia, la scienza che sa ascoltare le rocce, che raccontano la storia di questo pianeta. Ci ha così illustrato le teorie dei primi geologi che, pur con le loro ingenuità, hanno avuto il merito di porsi il problema di trovare spiegazioni razionali dell’ origine del mondo senza accontentarsi del solo racconto biblico.
Burnett, John Mac Phee, Charle Lyell, William Buckland, James Hutton e John Playfer, illustri sconosciuti fino a ieri per me, hanno avuto il merito di iniziare un percorso che ha portato l’ uomo a dilatare enormemente la sua concezione del tempo: prima si pensava che la Terra esistesse da poche migliaia di anni, ora si sa che bisogna andare indietro di miliardi di anni e quasi la mente non riesce nemmeno a immaginare tanta profondità.