Victor Hugo diceva che “la malinconia è la gioia di essere tristi”.
Il termine malinconia deriva dal greco “melaine” (= nero) e ” Kolé ” (bile) – spero di aver scritto correttamente dato che non conosco il greco- e fa quindi riferimento alla medicina antica dei Greci nella quale venivano individuati quattro umori nel corpo umano: il sangue, il flegma, la bile gialla e la bile nera; dal loro equilibrio dipendevano la salute e il benessere dell’individuo. Nel Medio Evo si parlava di melencolia, più tardi il termine si modificò e si parlò di malinconia.
Nella letteratura e nella filosofia greca è molto presente il tema della malinconia, intesa come fatica di vivere. Lo stesso dicasi per la cultura ebraica, infatti possiamo ricordare la storia di Giobbe o il “Vanitas Vanitatum” del Qoelet (o Ecclesiaste). Nel Medio Evo si riflette sul “tedium vitae” che colpisce anche i monaci sotto forma di accidia, intesa come voglia di non fare nulla, tema che verrà ripreso nell’ 800 da Baudelaire.
A questo punto il nostro valentissimo docente, il prof. Porro, ci ha mostrato una lunga sequenze di opere pitoriche di svariati autori che hanno voluto rappresentare nei loro quadri la consapevolezza della vanità delle cose e dell’esistenza umana.
Una bella lezione, esposta con la solita piacevolezza: tutti i presenti hanno molto apprezzato.
NOTA: Il quadro è “La scuola di Atene ” di Raffaello. Vi sono rappresentati i più grandi filosofi greci: Platone , al centro col dito che indica il cielo (mondo delle idee) Aristotele al suo fianco che indica la terra, Eraclito in basso , isolato e assorto nei suoi pensieri: si dice fosse un malinconico.
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Maria Malibran, fin da piccolissima cominciò a studiare canto sotto la guida severissima , per non dire feroce, del padre, cantante lirico. Studiava musica, suonava pianoforte e arpa e sapeva parlare italiano, spagnolo, francese e inglese.
Esordì sul palcoscenico a 8 anni ed ebbe grande successo fin da giovanissima. In America conobbe il faccendiere Malibran che la sposò per rimediare ai suoi guai finanziari; quando questi fece bancarotta, Maria chiese il divorzio e tornò in Europa, dove riscosse grandi successi nonostante la riprovazione della società per la sua relazione con un noto violinista belga, che potè sposare solo dopo aver ottenuto il divorzio. Morì a Manchester a 28 anni per le conseguenze di una caduta da cavallo.
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Di lei è rimasta la fama di grande diva e il suo ricordo ha l’alone del mito come accade a tutti i grandi scomparsi prematuramente. Purtroppo nessuna traccia è rimasta della sua voce che si dice fosse un vero miracolo della natura per estensione ed espressività. Niente però ci vieta di riascoltare il brano che ha concluso questa bella lezione tenuta dal maestro Alessandra Zapparoli con la collaborazione, per il montaggio dei filmati, del prof. Francesco Pintaldi.