La riflessione Pasquale di don Ivano di quest’anno, parte dal presupposto che la Risurrezione di Gesù non è documentabile: non abbiamo testimonianze di chi possa aver assistito alla sua uscita dalla tomba, pertanto secondo i più accreditati criteri storiografici, non è un fatto storico. Ma allora perchè diciamo che il nostro essere cristiani ha senso solo per la Risurrezione di Gesù, che con questo ha dimostrato la sua divinità?
Se non ci sono testimonianze dirette di quel momento misterioso, abbiamo però molte, moltissime testimonianze di chi lo ha visto vivo dopo la sua sepoltura.
I racconti evangelici parlano di angeli o uomini dalle vesti sfolgoranti di luce: è la luce riflessa della gloria del Risorto. Anche Paolo, parlando della sua conversione, racconta di una luce accecante che lo ha investito: Gesù gli si mostra attraverso la luce.
Pasqua è perciò “illuminazione” e i riti pasquali sono imperniati su questo concetto: il cero che si accende nel buio della Chiesa rappresenta Gesù vittorioso sulla morte e sul peccato.
Possiamo rappresentarci il momento della Risurrezione solo con l’immaginazione, aiutati in questo dalle opere di grandi artisti e don Ivano ci ha portato alcuni esempi.
Il Risorto di Rupnik (conservato nel centro Aletti, che vuole far inconytrare arte occidentale e arte orientale) è una figura ieratica su sfondo scintillante di oro e luce emana anche dalle ferite. La Risurrezione di Grunewald è un’esplosione di luce, nel buio della notte, che tramortisce i soldati. Il quadro era stato commissionato per essere collocato in un ricovero per malati terminali e voleva ricordare ai morenti che Gesù aveva vinto la morte una volta per tutte. Koder si cimenta invece con i due discepoli di Emmaus e li ritrae nel momento in cui Gesù scompare in un’esplosione di luce, dopo aver spezzato il pane.
Nell’anno di Dante non poteva mancare il riferimento alla sua Divina Commedia. La struttura stessa dell’ opera è un riferimento alla Pasqua, infatti il viaggio di Dante si svolge nel triduo pasquale del 1300 secondo questo schema: Venerdì – morte – inferno; Sabato – sepoltura- Purgatorio; Domenica – Risurrezione – Paradiso. E’ inoltre evidente il riferimento alla Trinità nel fatto che l’opera è unica, ma divisa in tre cantiche. E’ una celebrazione della luce: partendo dal buio dell’Inferno arriva in Paradiso , dove la luce, i colori e la musica diventano via via più intensi col procedere di Dante verso il mistero di Dio.
E’ stata un’altra bella lezione che don Ivano ci ha regalato e ci ha dato modo di riflettere in modo diverso sul significato dei giorni che stiamo vivendo….