Ute: Risorse naturali del continente africano – Il ruolo dell’Africa nelle relazioni internazionali.

In Africa coesistono un’agricoltura di sussistenza basata su cereali adatti a climi aridi e un’agricoltura per l’esportazione.

Anticamente, nel corso dei secoli è stato costruito un canale che va dall’Algeria alla Libia; la sua funzionalità era garantita dal fatto di essere sotterraneo e quindi non sottoposto all’evaporazione.

In epoca coloniale, sono state introdotte le piantagioni per produrre beni di lusso come il caffè, il cacao, il tabacco, le banane; importante il cotone, che ha dato vita in Europa all’industria tessile. Queste coltivazioni però richiedono grandi quantità di acqua e i fiumi africani hanno corso irregolare; da qui la necessità di costruire delle dighe che però nel tempo hanno stravolto gli ecosistemi e la vita delle comunità locali, costringendole a lasciare i propri villaggi e le terre coltivabili, per trasferirsi nelle periferie delle città. Sono così scomparse in certe zone sia l’agricoltura che la pastorizia e la pesca. Si calcola che, nel mondo, 80 milioni di persone siano state costrette ad abbandonare la propria terra a causa della costruzione di dighe., che tuttavia, a causa della forte evaporazione, non apportano tutti i benefici che erano stati preventivati.

A queste situazioni i vecchi si rassegnano, ma i giovani si ribellano ed emigrano o si danno al terrorismo; si è diffuso infatti il movimento terroristico di Boko Haram, il cui nome significa: “l’istruzione occidentale è proibita” (ecco perché vengono attaccate le scuole n.d.r.). In genere l’Islam africano è mite, ma il terrorismo trova generosi finanziatori in Arabia Saudita, che forniscono armi acquistate sui mercati occidentali.

Gli effetti disastrosi delle dighe sono evidenti: il lago Turkana è ormai scomparso e le cinque dighe etiopiche sul fiume OMO hanno sottratto acqua ad Egitto e Sudan. Un esempio di alternativa alle dighe è il Grande Fiume sotterraneo costruito da Gheddafi, che continua a funzionare senza arrecare danni all’ambiente circostante.

Naturalmente costruire dighe comporta spese notevoli e questo contribuisce all’indebitamento degli Stati africani, che pagano con l’esportazione di prodotti il cui prezzo non è stabilito da loro. Una possibile soluzione di questa situazione, che parrebbe essere senza sbocco, potrebbe essere nella lavorazione in loco dei prodotti fino ad ora esportati all’estero senza nessun valore aggiunto. Un’altra possibilità potrebbe essere il ritorno a coltivazioni più adatte al clima africano, ad esempio la produzione del sorgo che ha una resa superiore a quella del riso e richiede poca acqua.

Un altro grave problema che la nostra brava docente, Mariella Russo, ci ha segnalato è il Land-Grabbing: le potenze straniere e le multinazionali acquistano grandi estensioni di terreni per produrre alimenti che non restano in Africa.

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AFRICA E RELAZIONI INTERNAZIONALI – L’Africa è il secondo continente più vasto e popoloso del pianeta (il primo è l’Asia); ha un tasso di crescita del 5% annuo.

Data la vastità del continente e la varietà di condizioni ambientali che visi riscontrano, non è possibile generalizzare, ma si possono delineare le tendenze più comuni, anche se diverse sono le realtà dei diversi stati. Così si può registrare una robusta crescita di Etiopia, Ruanda, Ghana, mentre in Sud Sudan, Rep. Centroafricana, Congo, la crescita è rallentata da guerre sanguinose.

E’ in atto il passaggio da un’economia solo basata sulla produzione primaria a un’economia di lavorazione in loco dei prodotti ; si stanno affacciando sul mercato delle tecnologie molte start-up gestite da giovani (Lagos, Nairobi, Johannesburg).

L’Africa ha una popolazione molto giovane, che raddoppierà in pochi decenni se si manterranno le tendenze attuali.

Cina e Russia sono molto attive in Africa e molti stati africani hanno stabilito relazioni preferenziali con queste due potenze che hanno fatto e stanno facendo grandi investimenti . Recentemente sta diventando sempre più attiva l’Unione Africana, un’organizzazione che tende a creare relazioni solidali tra i diversi Stati africani.

Dobbiamo ringraziare la giovane docente Myriam Colombo che, con le sue ricerche fatte appositamente per questo ciclo di lezioni, ci ha offerto un quadro generale del continente africano consentendoci di conoscerne meglio problemi e potenzialità.

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