UTE: Saggezza della Cina e filosofia dell’Occidente.

Per una serie di motivi non ho potuto presenziare alle lezioni di Venerdì scorso, tuttavia ho potuto seguire la lezione del dr. Porro tramite la registrazione cortesemente inviatami dal nostro Presidente che ringrazio.

Ecco perciò alcuni pensieri tratti dall’ascolto:

Fran¢ois Julien, filisofo francese contemporaneo è andato in Cina dopo la Rivoluzione Culturale e ha confrontato tra la cultura confuciana e quella occidentale, infatti solo confrontandoci con l’altro possiamo capire chi siamo davvero.

Il tema della saggezza è stato sviluppato nel mondo greco: saggezza è conoscenza della vita, la sapienza invece riguarda più l’istruzione, il sapere.

Il saggio sa gustare la vita, forse il sapiente non lo fa; gli antichi  filosofi raccomandavano di perseguire la atarassia, la saggezza, il non lasciarsi turbare dalle vicende della vita, lasciandosi andare all’andamento della natura. La saggezza però  in occidente non ha avuto grande sviluppo, mentre in Cina non si è sviluppata la filosofia.

La Cina ha elaborato un pensiero forte: non si è interessata della filosofia , ma della saggezza. Il saggio è senza idee. Il filosofo è ricco di dubbi.

Ogni filosofo assume un’idea che è forzatamente parziale e il successore gli si contrappone; la filosofia non risponde alle domande, ma studia il modo migliore di porle.

Il saggio secondo Confucio deve fare il vuoto in se stesso.. Il vuoto è essenziale e  dà senso alle cose attorno a noi. Facendo il vuoto in se stesso il saggio resta aperto alle varie fasi del vivere.

Noi occidentali abbiamo dato importanza al Tempo, che annulla ogni fase precedente, il nostro vivere è sottoposto al giogo del Tempo: concepiamo la vita come una linea che ha un inizio e una fine, e ci siamo concentrati su quest’ultima concludendo spesso che il vivere è vano, perché svanirà.

I Cinesi cercano di vivere il momento, ogni fase della vita, cogliendo ogni momento favorevole. Non siamo in una valle di lacrime, ma siamo accolti dal mondo e dipende da noi sfruttare al meglio le nostre opportunità. Ogni momento va vissuto al meglio.

Nei dialoghi di Confucio i discepoli pongono domande e Confucio spesso non risponde o è evasivo; non c’è bisogno di parlare (il cielo non ha bisogno di parlare), l’importante è mantenersi in sintonia con il creato. L’alternarsi delle fasi Yang e Yin scandisce il processo della natura e ci si deve adeguare ad esso . In Occidente diamo importanza all’azione, nella tradizione cinese non è così, il taoismo dice “fa in modo di non agire”.

Secondo Julien un’azione è efficace quando consegue il suo fine. L’efficienza si misura col rapporto tra il fine e il mezzo utilizzato.

Noi siamo attratti dagli eventi spettacolari, i Cinesi invece dicono che “il grande generale è quello di cui non si sente parlare”: la guerra si risolve osservando la situazione in cui si deve agire e attraverso interventi minimi si riesce a mettere in difficoltà l’avversario.

Le azioni spettacolari non hanno efficacia nel lungo periodo. Sono più efficaci le trasformazioni silenziose.. lente, bisogna fare attenzione agli indizi, anche in educazione e intervenire prontamente per evitare che la situazione si aggravi.

Bergson diceva che vivere è un processo, è invecchiare, ma non esiste la vecchiaia, esiste il processo dell’invecchiamento.

Il saggio per i cinesi non ha alcun insegnamento da proporre; la verità per i Greci è portare alla luce quanto è nascosto. I Cinesi anticamente non conoscevano nemmeno la parola verità. Il saggio vuole essere adeguato e in sintonia con il mondo, non invita a conoscere il mondo, ma chiede di mantenere la connivenza con il mondo.

La filosofia ha una sua storia, la saggezza no. Il saggio indica come vivere non come pensare.

Il saggio non contesta il potere politico, e nella tradizione cinese non c’è l’atteggiamento della contestazione.

La Cina non ha mai conosciuto la democrazia e non  concepisce il ruolo dell’opposizione.

Veramente molto interessante questa lezione del bravissimo prof. Porro