Prendendo spunto dal centenario della nascita di Sciascia, Il prof. Porro oggi ci ha parlato delle opere dello scrittore siciliano, uno dei più importanti autori del novecento italiano.
Fanno da sfondo alle sue opere le terre della Sicilia occidentale, le stesse terre che hanno ispirato le opere di Pirandello e, come questo celebre drammaturgo suo conterraneo, Sciascia tratta temi come la perdita dell’identità, la ricerca della verità e della giustizia.
La sua prima opera (1956), “Le parrocchie di Regalpietra”, è una cronaca di vita della sua città, Racalmuto. Il centro della vita cittadina è il circolo dei galantuomini, proprietari terrieri che vivono di rendita e che passano le loro giornate giocando a carte e parlando di donne. Attorno a loro vi è una umanità dolente oppressa dalla povertà estrema e da un potere insensibile, sordo e immutabile da secoli.
Nel 1958, Sciascia pubblica “Gli zii di Sicilia”, dove gli zii sono la zia che ritorna ricca, ma sempre ignorante e presuntuosa, dall’America, zi’ Peppi come fu chiamato Garibaldi e come viene chiamato Stalin, e anche i capimafia vengono indicati con l’appellativo di “zi'”.
Il suo romanzo più conosciuto, anche perché ne fu tratto un film molto apprezzato, è certamente “Il giorno della civetta (1961)”. Il titolo fa riferimento a un passo dell’opera di Shakespeare “Enrico VI” in cui la civetta, rapace che ama il buio della notte, fa una sua comparsa fugace all’inizio del giorno. La civetta sta dunque a simboleggiare la mafia, che trama nell’ombra ma che arriva a commettere i suoi delitti alla luce del sole. Infatti il romanzo inizia con un assassinio compiuto all’alba alla fermata dell’autobus: tante persone hanno assistito al delitto, ma non si trovano testimonianze. Ben presto però il capitano Bellodi, ex partigiano proveniente da Parma, con le sue intelligenti indagini arriva a individuare come mandante il capomafia del luogo, Don Mariano, le cui protezioni politiche gli procureranno l’impunità, mentre Bellodi verrà trasferito. Nel finale, si legge una riflessione che ha il sapore della profezia: la mentalità mafiosa risalirà lungo tutta la penisola e controllerà tutta la vita politica ed economica del paese.
Nel 1966 viene pubblicato “A ciascuno il suo” ispirato all’assassinio di un commissario di polizia avvenuto alcuni anni prima ad Agrigento. Anche in questo romanzo c’è un investigatore: il prof. Laurana. Questi indaga sull’uccisione di due concittadini e arriva a scoprire le collusioni mafiose che hanno portato alla loro eliminazione, ma verrà a sua volta attirato in un agguato e ucciso. Tutti sanno la verità, ma tutti accettano la versione ufficiale che scagiona i veri colpevoli.
Il messaggio delle opere di Sciascia e improntato all’amarezza, allo scetticismo e alla delusione: verità e giustizia non trionfano nel mondo di Sciascia.