Il dr. D’Amico oggi ha tenuto un’interessante lezione sul tema: “Terapia del dolore”.
Prima di parlare di terapia, tuttavia, bisogna definire cosa si intende per “dolore” e la risposta viene dall’Associazione Internazionale sugli Studi del Dolore (acronimo inglese IASP), secondo la quale “ il dolore è un’esperienza sensitiva ed emotiva spiacevole, associata ad un effettivo o potenziale danno tissutale e comunque descritta in rapporto a tale danno”.
A questa definizione sono state aggiunte nel corso degli anni alcune note: * il dolore è uno stimolo elettrico inviato al cervello;* ognuno ha una percezione personale del dolore;* il concetto di dolore viene dalle esperienze personali; ognuno racconta il dolore a suo modo e questo merita rispetto;*il dolore (soprattutto se cronico) influisce sulle condizioni di vita. La percezione del dolore è influenzata da diversi fattori biologici, psicologici e sociali.
Il dolore acuto parte da una lesione, le cellule lesionate emanano sostanze che stimolano le terminazioni vicine, che trasmettono lo stimolo al midollo spinale e da qui lo stimolo stesso viene inviato al cervello profondo (talamo) e infine arriva alla corteccia cerebrale: a questo punto ne prendiamo coscienza.
Il dolore cronico (durata da 3 a 6 mesi) crea modificazioni nelle cellule nervose cerebrali e per questo può accadere che si percepisca il dolore anche quando la sua causa è stata rimossa (es.: gamba amputata).
Per curare il dolore è necessario prima di tutto fare una scrupolosa anamnesi interrogando il paziente e visitandolo; in questa sede il medico può rendersi conto di che tipo di dolore affligga il paziente e prescrivere la terapia più adatta.
Il dr. D’Amico a questo punto ha descritto bene come diagnosticare il tipo di dolore da curare e le diverse terapie in casi pratici come il dolore da artrosi al ginocchio e la sciatalgia, quest’ultima spesso derivante da un’ernia discale.
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LA SPAGNA NELLA VISIONE DI E. DE AMICIS – La prof. Daniela Piccolo ( per la prima volta all’UTE) ci ha parlato di un libro poco conosciuto ai nostri giorni, ma che negli anni 70 del 1800 fu un vero best seller a livello europeo.
De Amicis, dopo aver fatto l’Accademia militare a Modena, abbandonò ben presto la carriera militare per dedicarsi al giornalismo e il quotidiano di Firenze “La Nazione” lo assunse e lo inviò in Spagna, dove nel 1871, era salito al trono il giovane principe italiano Amedeo di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele II. I lettori del giornale erano interessati a capire come gli Spagnoli accettassero questo re straniero e De Amicis intraprese un lungo viaggio che lo portò a percorrere la Spagna in lungo e in largo, documentando le sue vicende di viaggio con 41 articoli che comparivano a cadenza settimanale sul quotidiano di Firenze. Dalla rielaborazione di quegli articoli nacque il libro “Spagna” che, come detto, ebbe un enorme successo.
Prima di analizzare il libro nei particolari, la nostra docente ha inteso far notare cosa si intenda per libro di viaggio: esso deve essere autobiografico, cronologico, deve contenere la descrizione di spostamenti, di aneddoti vissuti, di persone incontrate e deve riportare i sentimenti e le emozioni dell’autore.
Bisogna anche tener presente che viaggiare a quei tempi non era così facile: i viaggiatori andavano incontro a pericoli e a disagi di ogni genere. Se nel ‘700 il paese verso cui guardavano i più ricchi, come meta “educativa” per i propri figli, era l’Italia, nell’800 era invece di moda la Spagna.
E’ sull’onda di questo interesse (e per i motivi giornalistici sopra ricordati) che De Amicis intraprende il suo viaggio da cui scaturì il suo libro. La prof Piccolo ci ha poi letto alcuni brani tratti da “Spagna” e da essi si percepiva molto bene l’entusiasmo del giovane De Amicis per gli aspetti più affascinanti di quel paese.
Sono state due lezioni molto interessanti, condotte in modo impeccabile dai due docenti, che ritroveremo presto con vero piacere.