Alla fine dell’ estate nelle fattorie vicine era tutto un fermento : bisognava approfittare delle belle giornate per raccogliere i frutti di tutto un anno di lavoro.
Tra questi c’ erano anche i fagioli che venivano raccolti quando i baccelli erano ormai rinsecchiti e le foglie della pianta davano segni di “stanchezza”: il loro compito era finito. Le piantine venivano divelte e portate sull’ aia ad essiccare al sole ancora caldo.
Un giorno ero andata a cercare un’ amichetta nella fattoria vicino a casa mia; c’ era nell’ aia sua madre col capo coperto da un grosso cappello di paglia che batteva le piantine dei fagioli con un curioso attrezzo: due bastoni legati da strisce di pelle. La contadina, manovrando uno dei due bastoni, faceva roteare l’ altro sul suo capo per poi farlo cadere pesantemente sugli arbusti secchi. Si sollevava polvere, mista a frammenti di rami e foglie, mentre i baccelli si aprivano lasciando uscire i loro gustosi semi. I rami e le foglie venivano poi scartati e prendeva il via la parte più suggestiva dell’ operazione.
Doveva esserci un po’ di vento. La contadina con una pala lanciava in alto i semi misti alle impurità rimaste: i fagioli cadevano subito dato il loro peso e cominciavano ad accumularsi in un monticello, mentre le impurità volavano più lontano trasportate dal vento.
A questo punto dopo un’ ulteriore esposizione al sole per qualche giorno, non mancava che la mondatura, per eliminare i fagioli scadenti e le ultime impurità : in questa fase anche noi bambini davamo il nostro contributo; infine i preziosi semi potevano essere riposti in attesa di essere consumati nell’ inverno, che da lì a poco sarebbe arrivato inesorabile.